Galleria Comelico, tutti contro la chiusura, 12 associazioni dicono no. La Camera di commercio: Pil giù del 40% per 4 anni

Giovedì 21 Aprile 2022 di Yvonne Toscani
Galleria Comelico, tutti contro la chiusura, 12 associazioni dicono no. La Camera di commercio: Pil giù del 40% per 4 anni

SANTO STEFANO - Sul cantiere, da aprirsi all'interno della galleria Comelico, tutta la società civile bellunese scende in campo a fianco della popolazione. In un evento mai successo in precedenza. In un risoluto comunicato ben dodici sodalizi, rappresentativi dell'intera provincia, autentici pezzi da novanta dell'economia, dell'associazionismo e della cultura, ribadiscono la posizione contraria a qualsiasi tipo di chiusura del tunnel esistente, se prima non viene resa disponibile una valida alternativa.


CHI SONO
Sono l'associazione Comelico Nuovo, il Comitato Galleria Comelico Bis, l'Union Ladina dal Comelgo, l'Appia Cna, Confartigianato Belluno, Confindustria Belluno Dolomiti, Confcommercio Belluno, Coldiretti Belluno, Confagricoltura Belluno Treviso, Cgil Belluno, Cisl Belluno Treviso e Uil Belluno. Che evidenziano come una chiusura totale o parziale della galleria Comelico leda il diritto all'efficiente assistenza sanitaria e alla salute di residenti e ospiti, pregiudicando in taluni casi il diritto alla vita, e comprometta irreparabilmente la già fragile e precaria economia locale, escludendo il comprensorio dai corridoi turistici italiani ed esteri. In caso di chiusura della galleria Comelico, a prescindere dalla modalità, sulla base dei dati ufficiali messi a disposizione nello scorso dicembre dalla Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura (Cciaa) di Belluno Treviso, si stima un decremento medio del pil locale del 40 per cento all'anno per quattro anni consecutivi e al netto della possibilità di un suo recupero totale nel periodo successivo alla fine dei lavori di manutenzione.

Il danno subito dalla popolazione e dalle attività produttive locali supererà, quindi, i 200 milioni di euro.


LA RICHIESTA
Per questo l'intera realtà civile bellunese chiede che sia redatto e sottoscritto un protocollo di intesa tra Anas ed amministrazioni locali finalizzato alla realizzazione di una strada di servizio alla galleria Comelico, lungo la destra idrografica del Piave, in grado di supplire a ulteriori chiusure dell'attuale traforo e di essere collegata con tunnel trasversali alla galleria Comelico con l'adeguamento della statale 52 Carnica agli standard E-road network. Le amministrazioni locali hanno più volte espresso ad Anas e al prefetto di Belluno la loro contrarietà a qualsiasi chiusura della galleria Comelico. Ribadiscono, inoltre, che la proposta di Anas di deviare il traffico lungo la strada provinciale 532 del passo di Sant'Antonio e attraverso il piccolo paese di Danta non rappresenta un'alternativa, poiché essa non è in grado di soddisfare la richiesta di percorribilità del traffico pesante, di rispondere in modo efficiente alle intensità del traffico turistico e locale e di offrire collegamenti agevoli, tempestivi, certi e compatibili con emergenze sanitarie gravi o di altro genere.


L'INCARICO
Nel frattempo l'Unione montana del Comelico ha incaricato una società di ingegneria, per la realizzazione del progetto preliminare volto al recupero della vecchia strada statale 52 Carnica, dismessa nel 1986 e oggi di proprietà dei Comuni di Santo Stefano di Cadore e Auronzo. A sostegno dell'azione istituzionale degli amministratori locali sono nate due associazioni popolari che hanno raccolto, complessivamente, quasi quattromila adesioni tra residenti e non: il Comitato Galleria Comelico Bis e l'Associazione Comelico Nuovo. Queste, assieme a tutte le associazioni di categoria, ritengono che i lavori di manutenzione straordinaria del tunnel Comelico, programmati da Anas, debbano essere posticipati fino a quando non sarà agibile, in piena sicurezza, una via per il comprensorio comeliano diversa dalla 532, anche recuperando la vecchia sede della statale 52. «La chiusura del traforo così come programmata dall'Anas affermano non è un'opzione accettabile, perché comporterebbe danni incommensurabili alla popolazione locale, alle attività produttive e al turismo. E non è accettabile nemmeno la 532 come via alternativa: né dal punto di vista tecnico né da quello funzionale».

 

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