BELLUNO - «Una società di medie dimensioni che questa stagione ha speso 800mila euro di elettricità la prossima ne spenderà 2 milioni e 200mila.
L'IMPATTO SUL TURISMO
Per chi aspetta solo che arrivi la prima neve per agganciare gli scarponi agli sci gli incrementi non saranno certo dello stesso ordine di grandezza. Le rassicurazioni degli addetti ai lavori tranquillizzano a metà: «L'energia non è l'unica voce di costo - spiega Grigoletto - in base al tipo di abbonamento ci saranno però degli aumenti, a carico degli utenti, tra il 3 e il 10 per cento». In linea, insomma, con l'inflazione. Tutto tranquillo? Neanche per sogno. Perché se le capitali dello sci saranno in grado di ammortizzare la deflagrazione, le piccole stazioni sciistiche dovranno fare i conti con la biro (riuscendo così a risparmiare la corrente del computer) per far quadrare i bilanci. E qualcuno dovrà chiudere. Con un impatto, al momento incalcolabile sul territorio. «Si tratta spesso di stazioni che hanno un elevato valore sociale per il territorio. In quel caso bisognerà capire cosa succede ma è chiaro che il comparto è articolato sia da grandi colossi che da piccole stazioni e la ricchezza del territorio è proprio la diversità. Per i più piccoli ci saranno obiettive difficoltà a sostenersi. Anche le società più grosse, in ogni caso, non accetteranno un aumento così elevato. Qualcuno dovrà fare qualcosa perché lo sci incide direttamente sull'economia della territorio». Meno skipass, meno ricchezza che rimane sul territorio. «Il governo dovrà intervenire» spiega Grigoletto.
LE PREVISIONI
Insomma tutto nero? «No, non siamo pessimisti, bisogna mantenere i nervi saldi e lavorare per ottenere risultati concreti. Questo aumento dei prezzi dell'energia sembra strano e sembra un guadagno delle grandi imprese distributrici. Noi ci muoveremo con l'Anef nazionale con gli altri settori di Confindustria per fare pressione sulla politica. Consapevoli di non essere, tra l'altro, i più penalizzati. Ma adesso più che mai dobbiamo fare squadra».