«Ferragosto d'oro per i funghi, ma attenti a quelli velenosi: ecco quali evitare»

Domenica 15 Agosto 2021 di Daniela De Donà
Funghi, un Ferragosto d'oro

BELLUNO - Cestini di vimini alla mano. Chi ama andar per funghi sfrutti queste giornate. «Nella conca bellunese, tra gli 800 e i 1100 metri di quota stanno buttando porcini, russole e anche le mazze di tamburo». Anche in zona Nevegal. Parola di Fabio Padovan, massimo esperto del settore e presidente del Gruppo micologico di Belluno. Ma occorre affrettarsi, perché il meteo ha una grande parte nel dire la sua a proposito di fruttificazione.

LA STAGIONE «I boschi sono già asciutti», precisa, infatti, Padovan che quasi ogni giorno esce in perlustrazione. Se continueranno queste temperature elevate senza l’arrivo di piogge, quindi, la produzione è destinata a fermarsi. Stagione funghifera che va a rimorchio, invece, quella in Alto Cadore, Val di Zoldo, Comelico, Agordino, cioè a quote più alte. Dovranno attendere qualche giorno ancora. «La fruttificazione è in ritardo, ma tra qualche giorno compariranno tutte le specie ricercate, dai porcini alle russole afferma il micologo, motivando – la prima settimana di agosto ci sono state giornate con basse temperature che hanno portato al rallentamento. Giovedì scorso, tanto per ricordarlo, è nevicato sul Civetta e sul Pelmo. I boschi in alto sono ancora umidi, i funghi arriveranno». Dopo un luglio di magra, per gli appassionati è il momento, dunque, scatenarsi in questa settimana di Ferragosto: «Venti giorni fa c’era stata una buttata di gialletti, ma non in grande quantità. Troveremo, ora, anche questa specie».

EFFETTO VAIA Ma dove andare con cestino e coltellino? Dopo il passaggio della tempesta Vaia dell’ottobre 2018 molti alberi sono caduti ed è cambiato il paesaggio, con conseguenze sulla produzione micologica. «Alcuni siti produttivi, in effetti, sono andati totalmente perduti, Vaia ha scompaginato parte del nostro territorio e alcuni boschi non esistono più - sono parole di Padovan – ci sono luoghi in Nevegàl, per esempio, dove i funghi sono spariti». Il micelio della maggior parte delle specie pregiate vive in simbiosi con le radici degli alberi: «Ecco che gli schianti hanno portato alla perdita di una infinità di miceli che producevano funghi - spiega Padovan -. Ci vorranno decine di anni prima che le condizioni possano tornare favorevoli per quei funghi, visto che prima dovranno riformarsi i boschi.

I CONSIGLI Il momento migliore per andare a funghi è il primo mattino, con calzature che abbiano una suola che previene le scivolate, nei boschi umidi. Per estrarli dal terreno occorre usare delicatezza, ruotando la base del gambo e tirando leggermente verso l’alto. Lasciare sul posto la zolla di terriccio, visto che contiene i miceti. Il fungo va, poi, ripulito, magari usando il coltellino. Lasciar stare funghi troppo giovani o troppo vecchi. L’ecosistema, infatti, va rispettato. Utile ricordare, infine, che è importante evitare l’improvvisazione nella raccolta. Non si diventa esperti in quattro e quattr’otto. «Attenzione ai funghi velenosi - mette in guardia l’esperto -. Ci si può imbattere nelle mortale Amanita phalloides, legata ai boschi di latifoglie, nella Amanita virosa o nel Cortinarius speciosissimus».

LA MOSTRA Chiudiamo con il consiglio per un buon risotto. È sintetico Padovan: «Funghi di qualità, come gialletti o porcini, in abbondanza rispetto al riso». Gli appassionati, ma anche chi è solamente curioso, non può mancare una visita alla Mostra micologica che, grazie all’organizzazione del Gruppo micologico di Belluno, verrà allestita nella dependance del ristorante Alla Stanga (lungo la strada regionale 203 Agordina) il 22 agosto.

Ultimo aggiornamento: 16 Agosto, 09:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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