Fuga degli infermieri dalle rsa agli ospedali: «Anziani senza assistenza»

Sabato 2 Gennaio 2021 di Davide Piol
Un'infermiera accanto a un'anziana in una casa di riposo

BELLUNO Due infermieri su tre, nel peggiore degli scenari, abbandoneranno le rsa della provincia. L’allarme è rosso. Alla Gaggia Lante-Sersa di Belluno si parla di 10 infermieri su 16. Alla Casa Charitas di Lamon sono invece 6 su 9. Mentre alla Asca di Agordo 3 su 14: numeri più contenuti ma pur sempre preoccupanti perché, nonostante l’inizio della campagna vaccinale anti-covid, l’emergenza sanitaria è ancora attuale.

Ma dove scapperanno gli operatori sanitari? Qualche giorno fa l’Usl 1 Dolomiti ha comunicato che, a seguito del maxi concorso indetto da Azienda zero, assumerà 103 infermieri. Ebbene la maggior parte di loro, come era prevedibile, è dipendente delle case di riposo bellunesi. Niente di strano. Il posto in ospedale è di certo più appetibile ma l’altra faccia della medaglia è che alcune rsa non avranno chi si prenderà cura degli anziani.

I TIMORI
«Se ci abbandoneranno davvero 10 infermieri – commenta Paolo Santesso, amministratore unico della Sersa – La questione diventerà non solo difficile ma definitiva. Senza infermieri non si va avanti». Ci sono due problemi all’orizzonte. Uno immediato: «Non possiamo pensare che se ne vadano via tutti insieme in tempi brevi. Se accadesse dall’oggi al domani il sistema si bloccherebbe: chi si prenderebbe cura delle persone? Certamente non gli ospedali perché non hanno più posti». L’altro è un problema di medio periodo: «Ammettiamo che riusciamo a resistere qualche mese. Poi? Noi abbiamo aperto le selezioni da mesi ma non si è presentato nessuno». L’Usl 1 Dolomiti incontrerà le rsa del territorio lunedì. All’ordine del giorno il Piano vaccinale ma anche la mancanza di personale. «Pur avendo noi attivato un contratto che si avvicina molto a quello pubblico – spiega Donatella Boldo, presidente di Casa Charitas – L’impiego in ospedale fa gola. Lo capisco. Non è solo l’aspetto economico ma anche la possibilità di ruotare in diversi ambiti. In rsa hai a che fare solo con persone geriatriche».

LA STRATEGIA
Come frenare dunque la fuga di massa dalle case di riposo? «Bisogna mettersi a tavolino e rivedere il futuro delle rsa – continua Boldo – Siamo un territorio fragile, di montagna. Il tempo per trovarsi c’era. Si è dato per scontato che la questione covid fosse risolta». Chiara Santin, amministratrice unica Asca, sottolinea l’impegno messo in campo negli ultimi anni per trattenere i dipendenti: «Le strategie ci sono state. Dal contratto flessibile al sistema welfare. Il problema però rimane. Più di cento infermieri che si muovono dalle rsa all’ospedale è un forte scossone». Un processo veloce partito ancora nell’estate 2020. «Per me sarebbe fondamentale avere il quadro della situazione – chiarisce Santin – Dove stiamo andando? Quali servizi si intendono sviluppare? Siamo la provincia più anziana: chi assisterà i nostri genitori e nonni?».

L’APPELLO
Domande che le rsa rimbalzano alla Regione pretendendo però una risposta veloce e strutturata. «È la Regione che ha in mano gli scenari e le strategie da adottare per cercare di risolvere la situazione – precisa Paolo Santesso di Sersa – In questo momento non mi sembra che la Regione abbia esposto idee forti e sostenibili a cui affidarsi con serenità. Ci sono stati degli interventi limitati, come la possibilità per gli infermieri ospedalieri di lavorare extra moenia nelle rsa, ma non ha aderito quasi nessuno». Quindi l’appello, più forte, alla Regione affinché intervenga in modo decisivo. La soluzione preferita dalle rsa, per ovvi motivi, sarebbe quella di una cabina di regia unica a livello regionale: gli infermieri verrebbero distribuiti dall’alto in base alle necessità. Ma Santesso propone anche di «potenziate la figure dell’osss (operatore socio sanitario con formazione complementare) con corsi di aggiornamento veloci per gli operatori in servizio in modo da ottenere qualche competenza in più e poter sostituire gli infermieri in caso di bisogno». L’urgenza non è domani o dopo domani. È oggi. Se non arriverà una risposta in tempi brevi gli anziani rischieranno di rimanere senza assistenza.

Ultimo aggiornamento: 08:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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