I frati in aiuto delle famiglie: «Anche solo 100 euro di spesa è per loro un sollievo»

Giovedì 27 Ottobre 2022 di Daniela De Donà
I frati Esterino Biesuz e Stefano Crepaldi
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BELLUNO -  Bolletta alla mano, non c’è nessuno, per il momento, che bussi alla porta per chiedere aiuto. Frate Esterino Biesuz - guardiano del convento dei cappuccini di Mussoi e amministratore parrocchiale - fa il punto, insieme a frate Stefano Crepaldi, sui nuovi bisogni. 
Costi del riscaldamento alle stelle: tante le richieste di supporto? 
«No, in sostanza. Ma vedremo a fine inverno come andrà perchè non siamo ancora al cuore della crisi energetica. Probabilmente ora chi si trova in difficoltà si sta rivolgendo ad altri enti. Noi frati, di fatto, in passato abbiamo eccezionalmente aperto il portafoglio per acquistare bombole del gas o per andare incontro a pagamenti della luce, ma normalmente non gestiamo denaro. Diamo pasti caldi nella mensa e, ogni 15 giorni, la borsa della spesa, destinata ai nostri parrocchiani».
Mussoi è quartiere di 4000 abitanti nella primissima periferia della città: quante famiglie aiutate con la spesa? 
«Una trentina. Le conosciamo, hanno la tessera. E non si tratta di persone definibili come “senza fissa dimora”. Hanno solo un tenore di vita molto basso, sulla soglia della povertà: per loro il risparmio di 100 euro al mese grazie alle nostre borse rappresenta già un sollievo».
Voi frati cappuccini gestite da decenni l’unica mensa dei poveri della città. Sono aumentati gli ospiti? 
«Calati. Fino al 2019 preparavamo 25-30 pasti caldi per pranzo. Si è arrivati, con il Covid, ad avere solo 6-7 persone. Ora il numero di avventori si è stabilizzato, sui 13-14, per 2/3 uomini. Tra loro alcuni brasiliani di origine italiana che aspettano di ottenere la cittadinanza. Ci sono, poi, 3 storici ospiti italiani ultra sessantenni che vengono qui da 30 anni, continuativamente».
Ai frati, come ai vigili del fuoco, vogliono tutti bene: non un caso che siate stati Premio San Martino... 
«Andiamo incontro alle emergenze. Lo diciamo senza alcuna polemica, ovvio: noi siamo in supplenza di ciò che il sistema socio-politico sarebbe chiamato ad affrontare».
A proposito di emergenze: avete aperto tutte le camere del convento agli ucraini sfollati.
«Abbiamo messo a disposizione l’ala che era dei seminaristi. Sono 13 uomini in tutto, dai 18 agli 84 anni, anche due vedovi. C’è anche un bambino di 8 anni che ha perso la mamma e non si vuole staccare dal papà. Diamo solo da dormire, oltre ai bagni, in accordo con Protezione civile e Comune. Le donne con i bambini, invece, stanno nella ex caserma dei vigili del fuoco».
Avete accolto 4 dei primissimi arrivati a Belluno a febbraio. Sono ancora qui? 
«Due sono tornati in Ucraina a combattere, uno, con un bambino piccolo, è andato in Grecia perchè là ha dei parenti. Un altro, con lo stato di profugo, è voluto rimanere Belluno: ha trovato lavoro qui e sta imparando l’italiano». 
 

Ultimo aggiornamento: 28 Ottobre, 07:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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