Il maestro Vince Tempera a Belluno: «In questo mondo di fake news spicca la verità senza tempo di Francesco Guccini»

Giovedì 23 Marzo 2023 di Giovanni Santin
Il maestro Vince Tempera a Belluno

BELLUNO - Alle tastiere Vince Tempera”: questa l’immancabile e ripetuta presentazione che Francesco Guccini faceva di una delle colonne della sua band in occasione dei concerti consegnandolo alla storia della musica d’autore come il tastierista. «Ho anche una vita mia, esisto davvero fuori dai concerti», comincia così, scherzosamente, l’intervista a Tempera (nella foto) che domenica sera sarà al Comunale di Belluno (ore 21) con il gruppo “I musici di Francesco Guccini”, un concerto per il quale sono già stati venduti 500 biglietti, alcune disponibilità ancora nel loggione e la biglietteria che aprirà alle 20 della sera stessa. Guccini continua a richiamare molta gente. E anche domenica sarà così.

Come è possibile che canzoni tanto vecchie riempiano ancora i teatri?

«È vero. E questo accade perché si tratta di canzoni che raccontano la realtà delle cose. In questo mondo di fake news, di media spicca Guccini che nei suoi testi dice la verità. È per questo che il pubblico si riconosce nelle canzoni: c’è il parente ubriacone, la zia pensionata che vive sola. Molte delle realtà di cui parla Guccini non sono felici, ma raccontano il momento della fine corsa di una vita».

Quali sono i testi migliori in questo senso?

«C’è un disco, Ritratti – Canzone per il Che, Piazza Alimonda, Odysseus, Cristoforo Colombo, Certo non sai,… - che rappresentano il mondo e la realtà di Francesco. Ed è questo mondo che egli un po’ alla volta ha raccontato. La locomotiva è un gesto, ma anche un personaggio che rimane. L’anarchia è ancora di moda. E così come abbiamo sempre un ferroviere come quello della Locomotiva, così abbiamo anche un anarchico ancora oggi».

Quali le canzoni che meglio raccontano il presente?

«Auschwitz è canzone che purtroppo è sempre presente: ogni tanto c’è una guerra e i bambini sono sempre vittime. Come accade oggi nella guerra fra Russia e Ucraina. E poi Il vecchio e il bambino e Noi non ci saremo, con la minaccia atomica sempre incombente. Ci sono alcune canzoni d’amore, mi viene in mente Vorrei, che aveva valore un tempo e ce l’ha oggi. La realtà umana è sempre quella».

Le canzoni di Guccini un paradigma sempre attuale…

«L’attualità delle sue canzoni non tramonta. È come Shakespeare. I suoi testi raccontano in poesia la realtà di tutti i giorni. Un tema? La solitudine. Che con la pandemia è aumentata ancora di più».

Qual è il pubblico che affolla i vostri concerti?

«Vediamo tante teste bianche, magari di coppie che si sono conosciute e sposate ai concerti di Guccini e oggi continuano a venire per ascoltare i suoi Musici. Non mancano anche i nipoti che hanno conosciuto le canzoni dai loro padri, dai nonni». Forse sintomo di nostalgia. Ma di cosa? «In realtà tutta la musica, non solo quella di Guccini, stimola la nostalgia, perché è alla ricerca di qualcosa, magari di un mondo che sta scomparendo. E nessuno di noi vuole scomparire. Così la canzone rimane un palliativo di quello che eravamo e non siamo più».

C’è anche nostalgia di una protesta che ha segnato gli anni a cui ha dato voce Guccini?

«Può darsi. Noi viviamo in una dittatura dovuta ai partiti politici. Invece in Francia i partiti mi sembra non abbiamo voce. Così di fronte alle decisioni del Governo sulle pensioni continuano a protestare in piazza. Quando mai in Italia? Ma anche le proteste degli anni Settanta sono andate a finire in un nulla, non eravamo abbastanza forti».

E il Maestrone di Pavana cosa dice?

«Gli mancano i concerti, lo stare insieme, la merenda prima e la cena poi. Anche lui ha nostalgia»

Ultimo aggiornamento: 17:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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