Bando per l'addetto stampa regolare, nessun abuso: assolto Franceschi

Giovedì 26 Gennaio 2017 di Olivia Bonetti
Andrea Franceschi
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CORTINA - «Non ci fu alcuna violazione di legge della commissione: la procedura fu legittima, non ci furono reati». Lo ha riconosciuto ieri il Tribunale collegiale con una sentenza granitica: il bando di addetto stampa che venne fatto a Cortina e che venne vinto nel dicembre 2012 dal giornalista Tommaso Vesentini, 34 anni di Verona, era regolare. Nessun favoritismo e soprattutto nessun reato: nessun abuso d'ufficio e nessuna truffa. Assolti quindi con la formula «perché il fatto non sussiste» gli ultimi imputati rimasti alla sbarra del processo che era partito con 5 persone finite nella bufera. In aula erano rimasti con accuse che andavano a vario titolo dall'abuso d'ufficio alla truffa al falso oltre al giornalista (avvocati Greta Sona e Umberto De Luca di Verona), l'ex sindaco Andrea Franceschi (avvocati Antonio Prade e Maurizio Paniz) e l'allora segretaria comunale Luisa Musso, 62 anni, di Gorizia (avvocato Paolo Zaglio). Già usciti dal procedimento nell'udienza preliminare e scagionati completamente dalla sentenza del gip, diventata definitiva, i due componenti della commissione d'esame: Livio Olivotto, 52 anni e Augusto Pais Becher, 48 anni. La decisione è stata citata nelle motivazioni della sentenza lette ieri in aula dal collegio presieduto da Antonella Coniglio (a latere Elisabetta Scolozzi, Cristina Cittolin): gli stessi giudici che il 21 novembre scorso, per altre vicende, condannarono Franceschi a tre anni e mezzo (caso che finirà in Appello il 10 aprile prossimo).
Ma ieri la sentenza ha riconosciuto che l'amministrazione agì bene. I sospetti e le segnalazioni si scatenarono perché nell'estate 2012 Vesentini arriva a Cortina e dopo un breve contratto col Consorzio cessato a metà settembre 2012 a dicembre diventa addetto stampa del Comune. Come? Dopo un concorso cucito appositamente per lui, secondo quanto sostenuto dall'accusa in aula con il pm Katjuscia D'Orlando. Emerge infatti che quel bando ebbe vita travagliata: venne ritirato e poco dopo ripubblicato. Per l'accusa il motivo di quel ritiro era il fatto che il candidato designato in realtà non aveva sottoscritto la domanda: un errore che ne avrebbe determinato l'esclusione. Quando il bando viene ripubblicato dai 40 partecipanti si scende a 20: 7 vengono ammessi, ma solo 4 si presentano all'orale. In aula tra le armi sfoderate dall'accusa anche uno scambio di mail e messaggi tra Vesentini e il sindaco, prima e dopo il bando. E poi la segnalazione: quel bando andava pubblicato anche sul sito dell'Ordine dei giornalisti. «Non è un obbligo previsto dalla legge - hanno detto ieri i giudici - sono scelte discrezionali e la procedura è stata legittima». Infine anche l'accusa di truffa che era rivolta al Vesentini è caduta: il giornalista era in Municipio dal 21 dicembre e ha firmato il contratto solo a fine dicembre. Non ci fu certo ingiusto vantaggio da parte dell'addetto che ha lavorato mettendosi subito a disposizione anche oltre i dovuto. 
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