CORTINA - A distanza di 4 anni deve ancora decollare il processo per la morte della dottoressa Carla Catturani, travolta da una frana a Rio Gere e uccisa a 61 anni la notte del 5 agosto 2017 al volante della sua Toyota.
LA BATTAGLIA
Le ulteriori indagini per fare finalmente chiarezza su un evento, che non può essere imputabile a una sola persona/ente, sono il risultato della battaglia dei famigliari, che tramite l’avvocato Carlotta Campeis di Udine, sono passati per due opposizioni all’archiviazione e una denuncia. Nella prima inchiesta vennero indagati in 4 (oltre a D’Agostini, c’era l’ex sindaco, Andrea Franceschi, l’ex assessore ai lavori Pubblici, Stefano Verocai, e il comunale Stefano Zardini Lacedelli). Ma le posizioni di ex sindaco, amministratori e tecnico comunale vennero definitivamente archiviate, con un’ordinanza in cui il gip auspicava un approfondimento su Comune, Regole d’Ampezzo Faloria spa. Gli eredi della Catturani, con l’avvocato Campeis, hanno incaricato un proprio consulente e alla fine hanno presentato la denuncia, da cui si aprì un altro filone, l’inchiesta bis. Era stata aperta contro ignoti e alla fine delle indagini il pm aveva chiesto l’archiviazione. La famiglia si è opposta e questa volta il gip Angela Feletto, ha emesso un ordinanza il 5 gennaio scorso in cui ordina nuove indagini.
L’INCHIESTA-BIS
Il giudice invita a approfondire, entro 3 mesi, 4 aspetti. Per quanto concerne il Comune: come sia stato attuato il piano di protezione civile in vigore all’epoca, visto che Carla Catturani era stata travolta a 200 metri dal luogo dove era in corso la “Festa dei sestrieri”, con la partecipazione di molte persone. Per Veneto Strade si chiede se l’ingegnere Lara Stefani (responsabile della sede operativa di Belluno dal primo luglio 2017) abbia avuto conoscenza della questione Rio Gere. E poi per Faloria spa, concessionaria dei terreni delle Regole d’Ampezzo interessati dalla frana. Si parte da quanto emerso nell’interrogatorio Verocai: la società Faloria ha dichiarato di movimentare una grande quantità di terreno ogni anno per preparare le piste da sci (20mila metri cubi). Il giudice ordina alla Procura di approfondire se le movimentazioni e le opere eseguite possano eventualmente avere un nesso causale con la frana di quella sera. Per i irsultati si dovrà attendere mesi. Per il processo all’unico imputato invece si torna in aula il 19 marzo di fronte al giudice Edoardo Zantedeschi.