Carlo Miari Fulcis, il fotografo delle star: dalle piste del Nevegal allo studio a New York

Giovedì 26 Agosto 2021 di Daniela De Donà
Il fotografo Carlo Miari Fulcis

BELLUNO - Ha fotografato Valentino Rossi a letto. Ma anche Antonio Banderas, Francesco Totti, Bruce Willis, Luca Toni, Valentina Vezzali, Yannik Noah, Michael Schumacher. Più un lungo elenco di top model. Carlo Miari Fulcis, 60 anni, è fotografo bellunese conosciuto a livello internazionale.

Sugli scudi perché forte di una strategia innovativa che piace. Tanto che ad affidarsi a lui sono aziende collaudate, da Coca Cola a Luxottica. Ha firmato, da dietro l'obiettivo, le giacche Blauer, i vestiti e le maglie di Sisley per la passerella 20-21. Ma anche la campagna pubblicitaria degli occhiali Oakley ai Giochi olimpici di Rio de Janeiro. Si racconta così.

Lei è nato a Belluno, dove non passa più tantissimo tempo. Spirito cosmopolita?
«Vivo nel mondo. Il fatto è che non posso dire a George Clooney passa qui a Castion che ti faccio le foto. Il talento, insomma, deve essere portato dove ti viene richiesto».

Ritiene che il suo successo sia passato per la parola sport?
«Fondamentale nella mia carriera. L'attività sportiva e le conoscenze collegate hanno rappresentato un trampolino. Già da bambino sciavo con lo Sci club Nevegal, e ricordo in particolare il maestro Faustino Sovilla. Poi, entrato in nazionale junior di sci, avevo come sponsor Colmar, Rossignol, Silvy Tricot, Nordica. Quando ho smesso con l'agonismo alcune di queste aziende mi hanno chiamato chiedendomi di curare i cataloghi d'azienda».

Così iniziò a lavorare in giro per il mondo in cerca di scenari e fondali per i servizi richiesti. Tanti chilometri?
«Dico solo che ho la black card Hon circle della Lufthansa. Volo anche per più di un milione di miglia all'anno».

Il primo incarico non si dimentica mai: lei cosa ha nel cuore?
«Ricordo, tra i primi lavori, quello per la Benetton. Dovevo fotografare Michael Schumacher. Era un servizio di moda per Anna, settimanale della Rizzoli».

Che dire del kaiser, pilota ex ferrarista?
«Ebbi la sensazione di avere difronte un professionista pazzesco. Ricordo che nelle pause del servizio fotografico lui si metteva davanti a un paccone di fogli di carta dove erano documentati tutti i passaggi che riguardavano la sua guida. E li studiava, concentratissimo».

Con George Clooney siete quasi in amicizia..
«Per anni ci siamo frequentati, mi invitava alle feste nella sua casa sul lago di Como. Io ero all'inizio della carriera e lui mi dava consigli, quasi prendendomi sotto l'ala. Mi raccontava di quando, prima di diventare celebre, per anni aveva dormito in un garage. Mi incoraggiava sul lavoro dicendomi che lui sapeva cosa vuole dire sudarsela per poter arrivare ad essere quel che si vuole essere».

Lei è stato contattato per gestire importanti campagne pubblicitarie anche di abbigliamento: in sintesi ci dice come funziona il sistema?
«L'azienda che chiede il servizio mi consegna un campionario, per lo più con taglia 50 per uomo e 42 per donna. Io devo cercarmi i soggetti e i luoghi. E procedere con gli scatti, tenendo presente che, per come la penso io, ogni foto deve avere un'idea che sta dietro. Per me ciò è imprescindibile».

Che soggetti preferisce? Tipo le influecer?
«Le influencer proprio non le voglio. Cerco personaggi autentici che siano carichi di valori propri, persone apprezzate per quello che fanno, non perché sanno solo indossare un vestito che poi postano. Di fatto conta la credibilità che una persona si porta addosso».

Allora come vengono da lei individuati i modelli?
«Sono persone dinamiche che hanno una storia, che sono in gamba al di là dell'essere modelli o modelle per una campagna pubblicitaria».

Lei li contatta, magari si stupiscono, ma le dicono di sì: ci dia tre nomi....
«Penso a Rebecca Bianchi, pilota professionista di moto, alla chitarrista Simona Sansovini, o a Nicoletta Manni, prima ballerina della Scala».

Quindi quale è oggi la strategia vincente per una campagna pubblicitaria?
«La pubblicità è cambiata negli anni: non è più l'azienda che comunica al consumatore, ma deve essere il consumatore che comunica per l'azienda. Vuol dire che occorre creare valori all'interno del brand, facendo in modo che sia il pubblico a seguire. A fare breccia non è tanto il personaggio famoso che indossa il prodotto, ma il messaggio che si porta con sè. In pratica è lo stesso modello che, inserendo una foto sul proprio profilo con quel prodotto, rappresenta in modo veritiero la sua convinzione».
 

Ultimo aggiornamento: 27 Agosto, 10:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci