Un borgo e 20 milioni di euro del Pnrr, la sfida di Dogna

Giovedì 6 Gennaio 2022 di Angela Pederiva
La frazione di Dogna

Uno su mille ce la farà. Se da una parte il Pnrr ha escluso dal finanziamento 210 progetti di rigenerazione urbana del Veneto, dall'altra lo stesso Piano di ripresa e resilienza premierà uno dei borghi disseminati nei 563 Comuni veneti. In palio ci sono 20 milioni di euro, banditi dal ministero della Cultura e veicolati dalla Regione, per cui c'è già la prima candidatura: Dogna, frazione di Longarone, che aspira a una riqualificazione da sogno per combattere lo spopolamento della montagna.

LA PENALIZZAZIONE
Non si è ancora spenta l'eco delle polemiche per lo stanziamento di 3,4 miliardi di euro che vede il Nordest nei bassifondi della classifica nazionale, a causa - secondo Anci Veneto (e non solo) - del metodo seguito per il riparto dei fondi, basato sull'indice di vulnerabilità sociale e materiale delle famiglie. «Significa che le città del Nord, più sicure dal punto di vista sociale e con modelli di sviluppo avanzati, vengono penalizzate. Non può essere questo il criterio, altrimenti passa un messaggio distorto e un invito alla non efficienza. Pieno appoggio alle iniziative dell'Anci e alle giuste richieste dei sindaci del Nord», dice il deputato bellunese Dario Bond (Forza Italia).
Proprio dalla provincia di Belluno arriva però la prima manifestazione d'interesse per l'iniziativa che, ancorché a vantaggio di un solo beneficiario, promette di vendicare la penalizzazione patita finora dal Veneto.

L'AVVISO
I fondi sono sempre dell'Unione Europea, ma il bando è un altro e le regole sono differenti. Si tratta dell'avviso per la ricerca, entro il 22 gennaio, di un progetto-pilota finalizzato alla rigenerazione culturale, sociale ed economica di un borgo storico a rischio abbandono o già abbandonato. Il piano deve prevedere un insieme coordinato di interventi che comprenda le azioni di rilancio degli spazi pubblici, il restauro del patrimonio storico-architettonico un complesso di iniziative imprenditoriali e commerciali in grado di «rivitalizzare il tessuto socio-economico locale; favorire la conservazione del patrimonio edilizio storico pubblico e privato e dunque di storia, arte, cultura e tradizioni; favorire l'insediamento di attività di impresa nel campo culturale, del turismo, del commercio, dell'artigianato, dell'agroalimentare; restituire attrattività residenziale contrastandone lo spopolamento; attivare nuova occupazione; attirare nuovi flussi turistici».
Sottolinea l'assessore regionale Cristiano Corazzari (Lega): «Questa è un'occasione unica per i Comuni, per puntare a rivitalizzare uno dei paesi veneti che oggi rischiano lo spopolamento.

I progetti di rigenerazione urbana sono opportunità sulle quali vogliamo puntare sempre più e che, siamo certi, i territori e le comunità sono pronti ad accogliere. Perché valorizzare i piccoli borghi significa, innanzitutto, riportare in vita l'anima stessa del Veneto che è costituita da paesi e piccole comunità ricche di storia, cultura e tradizioni da far riscoprire».

LA SOLUZIONE
In particolare è previsto che il borgo prescelto sia «caratterizzato da un avanzato processo di spopolamento», con non più di 300 unità abitative. Caratteristiche che Roberto Padrin, primo cittadino di Longarone, individua nella frazione di Dogna. «Un borgo che nel 1963 fu risparmiato dalla tragedia del Vajont spiega ma che paradossalmente, proprio per questo, risente degli effetti del tempo senza aver mai fruito di lavori di rigenerazione, mentre per esempio avrebbe bisogno di un intervento radicale ai sottoservizi».
Il paesino bellunese dovrà vedersela con gli altri eventuali concorrenti, per ottenere i 20 milioni necessari al completo rifacimento di un abitato raccolto attorno alla chiesa di San Giacomo, all'ex latteria e alla strada del Colomber. «Con quella cifra riflette Padrin, neo-rieletto presidente della Provincia di Belluno potremmo dare una risposta concreta al problema dello spopolamento e degli alloggi. Al di là delle vertenze Acc e Ideal Standard, ci sono diverse aziende manifatturiere in espansione che cercano manodopera e non sempre la trovano qui. Per attrarre lavoratori da fuori, dobbiamo avere le case e i servizi. Un borgo riqualificato sarebbe un'ottima soluzione».

Ultimo aggiornamento: 15:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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