Papà morto nel rogo della baracca: «Ho provato a fermarlo ma era sicuro di farcela»

Sabato 15 Gennaio 2022
Ricovero attrezzi a fuoco: entra con l'estintore ma non ce la fa, trovato senza vita
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FELTRE - «Ho cercato più volte di dissuadere Ivan dall'entrare nella baracca, ma non mi ha dato ascolto».

A parlare è colui che per primo si è accorto che dalla dependance usciva del fumo e ha avvisato il proprietario della struttura. L'uomo, che ha un suo studio tecnico all'ultimo piano del complesso edilizio, racconta quei concitati attimi che si sono poi trasformati in una vera e propria tragedia.


LA PAURA

L'uomo, che preferisce non rilasciare il proprio nome, ricorda così quei minuti che hanno preceduto la tragedia. «Era circa mezzogiorno quando, guardando dalla finestra, mi sono accorto del fumo che usciva dalla baracca del signor Sergio ricostruisce il tecnico -. Sono corso a casa sua per avvisarlo di quello che stava accadendo e nel frattempo abbiamo dato l'allarme ai vigili del fuoco. Ha chiamato anche i figli per avvisarli dell'incendio». I due sono scesi sul piazzale e hanno estratto la macchina dal garage. Nel frattempo le fiamme hanno iniziato ad alzarsi e l'uomo voleva tentare di entrare nella struttura. Si tratta di una dependance realizzata completamente in legno che quindi alimentava il fuoco, ma anche il fumo. «Il proprietario voleva entrare a tutti i costi per spegnere le fiamme, ma anche grazie all'aiuto della badante siamo riusciti a tenerlo fuori», racconta il tecnico. Poi però il suo sguardo si offusca. «Mentre dissuadevamo l'uomo ad entrare è arrivato a bordo del pickup il genero che invece ha inforcato un piccolo estintore ed è entrato per spegnere le fiamme. Ho cercato sottolinea il tecnico più di una volta di convincerlo a non entrare. Di aspettare i vigili del fuoco. Ma non c'è stato nulla da fare. Ivan era convinto di poter spegnere le fiamme, nonostante il fumo denso che usciva dalle fessure (pensiamo che dal calore sono colate le tapparelle del condominio vicino). È entrato e non è più uscito». L'uomo, una volta all'interno, si è trovato a contatto con il monossido di carbonio, un gas inodore e incolore ma letale anche se respirato in piccole quantità. Il 52enne, probabilmente, ha perso quasi immediatamente i sensi. Poi è sopraggiunto il decesso per soffocamento.

MINUTI PREZIOSI

Il tecnico che lavora nel complesso ricorda che l'allarme è stato lanciato ai vigili del fuoco intorno alle 12.15 ma sul posto i pompieri sono arrivati una quarantina di minuti dopo in quanto si è dovuto attendere l'arrivo dei vigili del fuoco di Belluno e Montebelluna in quanto quelli di Feltre erano impegnati in altro intervento. «Purtroppo nessuno poteva prevedere quello che è successo. Che due baracche prendessero fuoco nello stesso momento e che Ivan decidesse di entrare e fare da sé. Certo è che è difficile non chiedersi se le cose avrebbero potuto andare diversamente se l'intervento fosse stato più tempestivo», aggiunge il tecnico.


LA FOLLA

Nella zona di via Fosse dov'è accaduta la tragedia, ieri pomeriggio si è radunata una gran folla. Oltre ai mezzi dei vigili del fuoco, i carabinieri, la polizia locale che ha regolamentato la viabilità, c'erano anche molti residenti della zona accorsi per capire cosa fosse accaduto e cosa avesse richiamato così tanti soccorsi. Non sono mancati i curiosi. Quello che però ha caratterizzato il pomeriggio è stato il silenzio. Un rispettoso silenzio di fronte alla moglie Cristina, che è sempre rimasta lì, anche quando il corpo è stato portato via dalle pompe funebri incaricate. Circondata da parenti e famigliari che non l'hanno lasciata sola un secondo. Un dolore composto, nonostante le lacrime non smettessero di scendere. Lacrime che hanno rigato anche il volto di Sergio Sanson, che mai avrebbe pensato che la sua baracca avrebbe un giorno potuto diventare una trappa mortale per qualcuno. Men che meno per il genero. (E.S.)

 

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