Il figlio dà una festa con 6 amici: il padre li chiude a chiave in casa, a processo per sequestro di persona

Sabato 13 Febbraio 2021 di Davide Piol
Figlio e amici rinchiusi: padre accusato di sequestro
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FELTRE - Sette ragazzi, tra cui alcuni minorenni, sequestrati per un’ora da una coppia feltrina. Sembra la scena di un film, invece è stato l’incubo per un gruppetto di amici che si era riunito per trascorrere una serata in compagnia. A guastare l’atmosfera sono stati il padre di uno di loro, Luca Meini, 52enne di Livorno residente a Feltre (avvocato Ylenia Pocaterra) e la sua compagna di allora, Nadejda Zotov, 45enne moldava (avvocato Erminio Mazzucco). Meini è stato rinviato a giudizio, mentre Zotov ha patteggiato 10 mesi di reclusione in abbreviato (pena sospesa). Mentre 2 dei 7 ragazzi si sono costituiti parte civile.

L’ACCUSA

Ieri mattina, in Tribunale a Belluno, si è svolta l’udienza davanti al giudice Zantedeschi. Reato: violenza privata. Imputato: Luca Meini. Tuttavia, dopo aver letto il capo d’imputazione, il giudice ha riqualificato il reato in sequestro di persona aggravato e ha trasmetto gli atti al giudice collegiale che affronterà il processo nell’udienza del 26 maggio. La differenza è sostanziale. Il primo reato implica la violenza appunto, o la minaccia, per costringere qualcuno a fare, tollerare o omettere qualcosa. Mentre il sequestro è un rapimento. Accade quando si priva una persona della sua libertà personale. E i ragazzi, stando al capo d’imputazione, non erano liberi di muoversi. La coppia li teneva in ostaggio. Il reato quindi è molto più grave tanto che, nel caso di minorenni, prevede una pena da 3 a 12 anni di reclusione. Per questo motivo sarà il giudice in composizione collegiale ad occuparsi del processo.

I FATTI

Era la sera del 21 aprile 2018. Uno dei ragazzi aveva deciso di dare una festa a casa sua, a Feltre. Un appartamento lasciato dal nonno dove viveva da solo. Secondo quanto raccolto dall'accusa il clima di spensieratezza fu rotto da Nadejda Zotov che cominciò a bussare alla porta in modo insistente. Con lei anche il compagno, cioè il padre del ragazzo che viveva in quella casa. Fu lui ad aprire la porta e a essere travolto dalla donna. Una scarpa lo colpì in piena faccia, rompendogli il labbro, poi fu spinto all’interno. Primo reato: violazione di domicilio. Nadejda Zotov entrò senza permesso. Il ragazzo aveva tutto il diritto di non farla entrare. La situazione precipitò in poco tempo. La coppia cominciò a urlare definendo i ragazzi dei “drogati”. Nessuno doveva lasciare la casa. Uno di loro, sempre secondo la ricostruzione della Procura, fu preso per il collo dalla donna e spinto verso il divano. Non ancora soddisfatta, Zotov afferrò il manico di una scopa e glielo puntò alla gola, minacciando lui e gli altri. Luca Meini è imputato solo di sequestro di persona. Aiutò la sua compagna a tenerli rinchiusi in quella casa gridando che avrebbe chiamato i carabinieri e che li avrebbe fatti finire nei guai: «Drogati, vedete cosa vi faccio, vedrete cosa vi capiterà». I ragazzi rimasero fermi in salotto un’ora. Chiesero più volte di poter uscire, ma fu tutto invano. Allo scoccare delle 23 la coppia di aguzzini cominciò ad accontentarli. Li fece uscire una coppia alla volta, a distanza di tempo, per poterli controllare. E continuando a minacciarli. Nadejda Zotov ha già patteggiato 10 mesi, mentre Meini affronterà il dibattimento per un’accusa molto più pesante. Ma non è finita qui. Perché entrambi sono imputati in un altro processo, davanti al giudice Feletto, per altre accuse. La vittima è sempre lui: il ragazzo che tre anni fa organizzò la festa, poi finita in sequestro

Ultimo aggiornamento: 21:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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