«Non giochiamo con voi, abbiamo paura»: salta la partita di calcio

Lunedì 5 Ottobre 2020 di Pietro Alpago Novello
Salta la partita: i feltrini temono il contagio dal Comelico
FELTRE/COMELICO - Dalla ripresa degli sport sono ormai innumerevoli i casi in cui la questione sanitaria si è sovrapposta al mero aspetto sportivo, generando situazioni di difficile gestione, ultimo esempio la polemica legata allo scontro tra Juventus e Napoli nella scorsa giornata di serie A. Nel nostro territorio la notizia questa volta arriva invece dal campionato di terza categoria, girone bellunese, dove ieri il San Vittore si è rifiutato di scendere in campo contro il Comelico. Alla base di questa scelta, neanche a dirlo, la paura del contagio: «I nostri ragazzi non se la sono sentita di giocare – ha commentato Andrea Pauletti, direttore sportivo della società feltrina – vista la situazione difficile in Comelico di cui si è parlato in settimana non volevano rischiare». 
QUI FELTRE
Fattore scatenante dei timori della squadra ospite l’alto numero di casi positivi riscontrati nella valle comeliana (intorno al centinaio), tra le zone più colpite dal virus della provincia. «Già nei giorni scorsi i nostri calciatori avevano dimostrato la volontà di non scendere in campo – ha continuato il ds – e abbiamo provato ad ottenere un rinvio del match insieme alla società avversaria e alla Figc (Federazione Italiana Giuoco Calcio), ma senza successo. Ci siamo presentati lo stesso alla partita ma con la volontà chiara di non giocare: i nostri giocatori non sono professionisti, alcuni di loro hanno già avuto esperienze con il virus all’interno della famiglia e abbiamo quindi deciso che non valeva la pena rischiare. In questi casi il calcio passa in secondo piano».
QUI COMELICO
L’altra faccia della medaglia di questa vicenda è ovviamente il Comelico, partito regolarmente e giunto fino ad Anzù dopo quasi due ore in macchina solo per poi dover ripartire immediatamente dopo il riscaldamento. Una svolta degli eventi che lascia l’amaro in bocca alla società comeliana, come riferito da un dirigente che preferisce rimanere anonimo: «La nostra voglia di giocare era tanta, soprattutto contando che siamo fermi da più di 10 mesi. Siamo arrivati pieni di entusiasmo e pronti a scendere in campo, ma loro si sono rifiutati. Ci spiace che sia andata così, rimane un po’ di delusione soprattutto perché, come appurato in settimana, non c’erano i presupposti per rimandare l’incontro». La Figc ha stilato infatti un protocollo preciso che ogni società deve seguire per ridurre il più possibile il rischio contagio: è obbligatorio infatti segnarsi presenze e temperature di giocatori e dirigenti ad ogni allenamento, così come comunicare immediatamente alla federazione qualsiasi caso con sintomatologia sospetta. In questo caso il match viene rimandato in attesa di accertamenti, come già accaduto in ben due situazioni durante la prima giornata. In questa situazione però, tutti i componenti di entrambe le squadre sono risultati sani fino al momento della gara, non fornendo così alcuna motivazione che giustificasse un rinvio. «La situazione in Comelico è stata gigantizzata – ha concluso il dirigente comeliano – e capisco quindi che i ragazzi avversari potessero avere paura, nonostante avessimo assicurato più e più volte il San Vittore di avere seguito il protocollo e di non avere alcun caso sospetto. Non ci teniamo assolutamente a sollevare polemica, certo è che se episodi del genere continuassero a ripetersi la situazione per noi diventerebbe ingestibile».
I DANNI
Dello stesso parere il presidente dell’Unione Montana Comelico e sindaco di San Nicolò, Giancarlo Ianese, che non punta affatto il dito contro i feltrini che si sono rifiutati di giocare, ma contro il clamore mediatico che il focolaio del Comelico, a suo parere, avrebbe avuto. «È comprensibile - afferma Giancarlo Ianese -: ognuno cerca di salvarsi, di evitare il virus. E nello sport, negli spogliatoi, è impossibile mantenere le distanze. Non posso dare torto a questi ragazzi vista la pubblicità negativa, perché ormai, a sentire i giornali, sembra che qui da noi ci sia chissà che. Tutti hanno paura del Comelico: stiamo subendo un danno enorme. Tanti che dovevano venire quassù, anche solo per prendersi occhiali, ci rinunciano. Noi abbiamo perso la gente da fuori». E sulle spiegazioni di come si arrivato il virus il sindaco di San Nicolò afferma: «Ci aspettavamo queste conseguenze: il turismo ha portato il bene, ma anche il male. Lo ha portato in Pusteria e anche in Comelico. I turisti han lasciato le tracce». 
Pietro Alpago Novello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ultimo aggiornamento: 08:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci