Ex carabiniere esce a testa alta dal processo per estorsione

Venerdì 25 Giugno 2021 di Davide Piol

FELTRE - Alle forze dell’ordine aveva raccontato di esser stata vittima di un’estorsione. Ma quella storia, creduta vera sia dal pubblico ministero che dal giudice di Belluno, non ha convinto la Corte d’Appello di Venezia. Dichiarazioni della parte offesa inattendibili: sarebbe questo il motivo che ha portato all’assoluzione dell’ex carabiniere di 62 anni Paolo Ferraro. Originario di Resana (Treviso), ma domiciliato a Feltre, l’imputato era difeso dall’avvocato Luciano Perco che è riuscito a far emergere i coni d’ombra dell’inchiesta.

 
IL PRECEDENTE
Ferraro era stato condannato dal tribunale di Belluno a 5 anni di reclusione e a 7mila euro di risarcimento nei confronti dell’anziana assistita dall’avvocato Mauro Gasperin e morta pochi mesi fa. Secondo la pubblica accusa l’imputato si era fatto consegnare mille euro dalla donna, classe 1929 e residente a Feltre, con la minaccia che in caso di rifiuto avrebbe incaricato qualcuno di far del male a un suo familiare. Sembra che ci fosse anche un bigliettino come prova della consegna del denaro. I fatti risalgono al 2013. L’ex carabiniere e la moglie erano soliti aiutare nelle commissioni l’anziana, di lucidità precaria e di salute cagionevole, e l’accompagnavano spesso in auto. C’era un rapporto di confidenza. Ma un giorno, all’improvviso, l’uomo sarebbe esploso: «Se non mi dai questi soldi una persona farà del male alla tua adorata nipote». La donna, un’ex maestra in pensione, si era spaventata e aveva deciso di sfogarsi proprio con la nipote raccontando quanto era accaduto. Su consiglio di quest’ultima si era poi recata alla stazione dei carabinieri di Feltre per sporgere denuncia. L’anziana, però, non era mai stata sentita dal giudice.

 
LA PERIZIA
Durante il processo un medico l’aveva definita «non idonea a testimoniare in aula» a causa di un declino cognitivo importante. Rimaneva soltanto la lettera di denuncia firmata dai carabinieri. La stessa difesa, quindi, non era riuscita a contro-interrogarla per cercare di chiarire alcuni aspetti di una vicenda che presentava diversi “buchi”. Alla fine, il giudice aveva creduto alla versione della parte offesa e accolto la richiesta del pubblico ministero, condannando l’ex carabiniere a 5 anni di reclusione per estorsione, il minimo della pena prevista per quel reato, oltre a 7mila euro di risarcimento. La condanna in primo grado è stata impugnata dall’avvocato Luciano Perco e portata in Corte d’Appello. In quasi 20 pagine la difesa ha cercato di dimostrare l’inattendibilità dell’anziana che aveva raccontato di esser stata minacciata, sottolineando come il declino cognitivo fosse già in atto all’epoca della denuncia dai carabinieri. Quel giorno, infatti, la donna si era recata in caserma, aveva raccontato ai militari ciò che le era capitato ed era uscita. Pochi minuti dopo il maresciallo dei carabinieri che aveva raccolto la testimonianza dell’anziana se l’era ritrovata davanti: «Mi hanno rubato la macchina» aveva esclamato lei, procedendo a formalizzare un’altra denuncia. Due giorni dopo era stata trovata la macchina. Si trovava esattamente dove l’aveva lasciata e cioè nel parcheggio della Dolomitibus. Tuttavia se n’era dimenticata, creando numerosi problemi agli autisti dei mezzi. 


LA DIFESA
La difesa dell’imputato, secondo cui l’estorsione non è mai avvenuta, ha riportato alcuni episodi per far capire ai giudici che, al momento della denuncia, l’anziana non era attendibile.

La Procura ha chiesto una conferma della condanna in primo grado, mentre i giudici veneziani hanno assolto l’imputato perché il fatto non sussiste. 

Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 12:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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