Balcone della discordia, Diana chiede l'intervento di Mattarella e Conte

Mercoledì 3 Giugno 2020 di Olivia Bonetti
Il balcone deve essere abbattuto: la proprietaria si oppone e si appella a Mattarella e Conte
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FELTRE - «Voglio sperare ancora in un miracolo: vi prego intervenite». Mentre la fatidica data in cui il balcone contestato di Lasen dovrà essere abbattuto, la proprietaria Diana De Paoli, non si arrende e scrive al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al presidente del consiglio Giuseppe Conte. Le due raccomandate, nelle quali la 64enne di Lasen ha illustrato l’incubo che sta attraversando, sono partite da Feltre il 6 maggio scorso. Ad oggi non è arrivata risposta. «Mi è arrivata la ricevuta di ritorno - spiega De Paoli - della missiva inviata al presidente Mattarella, ma non ancora quella inviata a Conte, anche se so che è stata ricevuta, come mi è stato confermato dall’Ufficio postale. Mi rendo conto che il mio problema può sembrare una cosa banale, questo ho scritto anche ai presidenti, ma ho chiesto aiuto perché in quel balcone c’è tutta la mia vita e tutti i miei risparmi. Sono pronta a incatenarmi, se sarà necessario».

LA GUERRA
Quell’opera, realizzata abusivamente, risale al 1998. Era finito nel mirino del vicino di casa della De Paoli, Giancarlo Berto, con il quale è in corso una faida che va avanti da anni. La De Paoli ha anche sporto denuncia contro il dirimpettaio che a suo dire l’avrebbe perseguitata con continue cause, e, tramite il suo avvocato Enrico Tiziani, ha ipotizzato lo stalking giudiziario (un’inchiesta per la quale il pm ha chiesto l’archiviazione e su cui non si conosce ancora la decisione del gip). Il vicino era andato anche contro il Comune di Feltre, in un ricorso al Tar: non avrebbe fatto eseguire l’ordinanza di ripristino dei luoghi che aveva emesso il 9 maggio 2011, dopo che la richiesta di sanatoria della De Paoli era stata bocciata dalla Sovraintendenza. Ottenne la sentenza di condanna del Comune emessa dal Tar del Veneto l’11 dicembre scorso. Dava 6 mesi di tempo per l’abbattimento delle opere, che nella stessa sentenza vengono definite «modesti interventi realizzati in assenza di DIA e di autorizzazione paesaggistica (intonacatura di una rampa di scale con malta cementizia lasciata a grezzo, parapetto in legno costituito da assi orizzontali lungo la rampa della scala esterna, parapetto in legno sul ballatoio del primo piano, pozzetto grigliato per captazione acque meteoriche sovradimensionato)».
LO SFOGO
Nei giorni scorsi la De Paoli è andata dal sindaco Paolo Perenzin. Ma il Comune non può che fare eseguire quella sentenza. La feltrina ha sottolineato anche nelle sue lettere al Capo dello Stato e a quello del Governo come il Comune di Feltre sia sempre stato molto comprensivo. Purtroppo però il finale di questa vicenda è ormai scritto dal Tar: non può che concludersi con l’abbattimento del balcone. «Voglio ancora sperare - conclude la De Paoli - non mi arrendo: non capisco perché proprio il mio balcone dia fastidio, visto le tante opere abusive in cemento e più impattanti che sono state sanate anche qui vicino».
 

Ultimo aggiornamento: 08:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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