Mattia e Renè, ventenni: la nuova generazione di allevatori 2.0 tra bio e l'Europa

Domenica 9 Maggio 2021 di Alessia Trentin
Renè Spada e Mattia Gris hanno realizzato il sogno di diventare allevatori
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FELTRE - Una passione nata da piccolo.

L’interesse per i trattori a 5 anni, i primi lavoretti in stalla a 8-10 anni e poi la decisione di iscriversi all’Istituto Agrario di Feltre, le stagioni in malga, fino al salto: un’azienda propria. Si alza dal letto quando è ancora buio, alle 4.30 e non c’è alcuna differenza tra il lunedì e il sabato perché gli animali hanno bisogno di cure e di cibo tutti i giorni. Ma non rimpiange niente Renè Spada, di Vignui di Feltre, giovane allevatore di mucche di 24 anni. È lui e sono i suoi amici conosciuti sui banchi delle superiori, la nuova generazione di agricoltori e allevatori. Gli imprenditori agricoli del 2021, che hanno studiato all’Agrario di Feltre, guardano all’Europa e alle opportunità dei fondi, prediligono il bio e hanno il piglio dell’imprenditore che conosce i propri doveri ma anche i propri diritti. Lui e l’ex compagno di classe, Mattia Gris, sono stati di recente i destinatari di un fondo raccolto dal gruppo di acquisto solidale Se Dico Gas, pensato per aiutare i giovani allevatori bellunesi e gratificarli per l’importante impegno di cura e tutela del territorio. 


LA PASSIONE
«Al mattino mi sveglio alle 4.30 e la sera vado a dormire alle 22 – racconta Renè -, se abbiamo parti nella stalla si fa anche tutto un dritto, senza dormire. Con questo non voglio dire che non ci sia il tempo da dedicare ad una relazione; io, per esempio, ho una compagna che condivide la mia stessa passione e lavora proprio in questo settore. La scorsa estate siamo andati in vacanza una settimana in Toscana, le pause ce le prendiamo, però di certo non trascorre le serate nei pub, questo no. Piuttosto se ho forze e tempo vado nei mercati fuori provincia il sabato e la domenica, a promuovere i miei prodotti e il mio territorio. Vendere i miei formaggi è la soddisfazione più grande». Il pallino per la terra, per gli animali e il lavoro nei campi Renè l’ha sempre avuto. A 5 anni sognava di guidare un trattore, da grande, a 10 aiutava i vicini in stalla, a 14 si è iscritto all’Istituto Agrario e a 16 la prima esperienza in Malga, ripetuta anche le estati successive fino alla decisione di prendere in gestione una malga da solo, aiutato dalla madre. Aveva 18 anni, oggi ne ha 24. 


IL LAVORO
Nel 2018 ha acquistato la sua azienda agricola a Trichiana, rilevandola dal proprietario giunto alla pensione, e da quell’anno si divide tra l’autunno, l’inverno e la primavera in Valbelluna e la stagione in malga, a Pian de Vacia a Selva di Cadore, da metà giugno in poi. Lassù tra i 1800 e i 2000 metri fa pascolare i suoi animali e vive isolato, fino a quando per le temperature deve tornare a valle. Lì con la madre produce anche formaggi, mentre il resto dell’anno conferisce il latte a Lattebusche. Al momento ha 35 mucche, ma alleva anche maiali e coltiva i campi. La passione è tanta, la soddisfazione economica però non arriva sempre e questo fa rabbia. 


IL RISPETTO
Il sogno è quello di avere un reddito tale da poter investire nella realizzazione di un proprio caseificio e così di produrre formaggi di nicchia tutto l’anno. «Conferiamo il latte a 0,36 centesimi al litro – spiega – e spesso nei mercati le persone cercano di trattare sul prezzo dei miei formaggi. Sono cose che mi fanno arrabbiare. Bisogna avere rispetto di chi lavora la terra e alleva gli animali, di chi si alza presto al mattino e pulisce il letame dalle stalle. In fondo, non mangiamo mica iphone e tecnologia ma carne e verdure e le persone che li producono devono essere rispettate perché essenziali per tutti. Sento giovani che si lamentano perché non trovano lavoro, che non accettano impieghi dove si preveda di lavorare il sabato e poi percepiscono il reddito di cittadinanza. Sa cosa? Non voglio nemmeno sentir parlare di queste situazioni, non mi appartengono».

 

Ultimo aggiornamento: 10 Maggio, 07:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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