Fauna investita: la soluzione "anti-sofferenza" è una pistola lunga 2 metri

Giovedì 2 Marzo 2023 di Lauredana Marsiglia
Un cervo investito

BELLUNO - Una soluzione per mettere fine al dramma degli animali selvatici investiti e non più in grado di alzarsi in «tempi ragionevoli», è stata trovata dalla Provincia, ente che ha la delega nella gestione faunistica. Unitamente a Ispra, Ulss e Prefettura ha stilato un protocollo d’intesa per fare in modo che i cacciatori possano garantire la reperibilità, notturna e festiva, per “soccorrere” i poveri animali feriti. Saranno dotati di una pistola captiva, come quella usata nell’inferno dei macelli, dotata di due metri di prolunga. E proprio la prolunga sarebbe la novità che rende attuabile l’operazione, perché consentirà ai privati di intervenire in sicurezza e secondo legge. La soppressione avverrà solo nel caso in cui l’animale non sia più in grado di muoversi e dopo aver atteso i tempi dettati, caso per caso, dallo stesso Protocollo che si base anche su dati relativi al cosiddetto benessere animale.
La Polizia provinciale, un tempo composta di 42 unità e oggi solo di 19, ormai da anni dice di non essere più in grado di garantire i turni e, purtroppo, solo loro sono autorizzati ad intervenire. Dal 2018, inoltre, non c’è più nemmeno la reperibilità di un veterinario: l’Ulss ha cancellato questo servizio che dava pienezza al concetto di umana pietas, ma anche di dovere di verifica di possibili interventi di cura dell’animale.
Da anni, insomma, tocca alle forze dell’ordine e ai vigili del fuoco fare la veglia funebre al ferito, aspettando anche per ore che muoia di stenti. Non è certo possibile lasciarlo ancora in vita in mezzo alla strada, perché costituirebbe un pericolo per il transito. E spostarli non è sempre cosa semplice, specie se hanno corna lunghe e pesano qualche quintale.
La Provincia, sollecitata più volte a trovare soluzioni a questo disagio, non solo operativo ma anche psicologico per pattuglie e pompieri, ha trovato l’idea che supera i vari divieti di intervento da parte di privati.
«Abbiamo trovato un’intesa con Ispra, Ulss e Prefettura al fine di dare una risposta a queste giuste richieste - spiega Franco De Bon, consigliere con delega alla fauna e alla caccia - per poter delegare i privati, individuati ovviamente nella figura dei cacciatori che è la più idonea. Il problema consisteva nel poterli dotare della pistola capitava che, per questioni di sicurezza e posto che per strada non si usano armi convenzionali, solo la polizia provinciale è autorizzata ad usare. Così ci è venuta l’idea di dotare l’arma di una prolunga. Abbiamo contattato una ditta specializzata che ha già realizzato il prototipo, ora si tratta solo di certificarla. Questa prolunga garantirà il requisito di base della sicurezza dell’operatore, senza il quale non sarebbe stato possibile delegare i privati. Abbiamo inoltre superato lo scoglio legislativo facendo in modo che le assicurazioni coprano anche eventuali incidenti che potrebbero accadere durante l’intervento».
Usare una pistola captva, infatti, è relativamente semplice se il povero animale è bloccato nelle corsie della morte dei macelli, ma è tutt’altra cosa se l’animale è libero, ovvero in grado di rampare o di incornare. Allungare la canna della pistola era l’unica soluzione. «Credo si tratti di una novità a livello nazionale - afferma De Bon - e non è detto che venga poi copiata».
Il nuovo modo operativo, che metterà fine allo strazio di dover aspettare che muoiano da soli, dovrebbe entrare in vigore in un paio di mesi. Questo solleverà le forze dell’ordine e i vigili del fuoco che in questi anni hanno dovuto affrontare a mani nude un problema enorme, che tocca anche la sensibilità degli operatori. Vedere un animale morire di stenti a bordo strada non è certo una passeggiata per chi ha un cuore nel petto.
Le statistiche dicono che, in provincia, viene investito un animale selvatico al giorno, ovvero 365 l’anno. Di questi circa il 30 per cento sopravvive, fuggendo anche se ha ossa o gambe rotte. Secondo le stime di De Bon, la reperibilità dovrebbe coprire non più di una ventina di interventi l’anno. Ma De Bon ci tiene anche a spiegare che questo progetto si avvale di una parte scientifico-sanitaria, elaborata dall’Ulss, per tenere in considerazione la necessità di non infliggere ulteriori sofferenze all’animale. «Nel nostro Paese - conclude - la sensibilità verso il mondo animale è molto forte e va rispettata».
 

Ultimo aggiornamento: 17:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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