BELLUNO - A.A.A.
I FARMACISTI
«La criticità maggiore è legata all’ossigeno». A fare il punto sulla situazione nelle farmacie bellunesi è Roberto Grubissa, presidente di Federfarma. «Non siamo ancora ai livelli di altre province – aggiunge poi – Ma se chiedo 6 bombole ne arrivano 3. È un momento critico. Quando la pressione calerà, le consegne riprenderanno normalmente. Però se ho un paziente a casa, magari terminale, che ha bisogno di ossigeno 24 ore su 24, potrei trovarmi nelle condizioni di non poterglielo dare. Per ora non è successo». L’ago della bilancia oscilla in base al virus. Ma è difficile fare previsioni perché «ci sono pazienti che lo tengono attaccato tutto il giorno e che tornano subito con la bombola vuota. Ad altri, invece, dura due settimane». La soluzione arriva dalla farmacia di Auronzo di Cadore. «Io ho quasi 15 bombole – spiega il direttore – In 35 anni di lavoro non ho mai avuto problemi. C’è una richiesta maggiore, è vero, ma occorre organizzarsi per tempo. E questo dipende dalla singola farmacia». Il rischio infatti è che le persone, non trovando ciò che cercano, non tornino più e alcune realtà non possono permetterselo. «Da me arrivano clienti da Lorenzago, Vigo e Lozzo di Cadore – continua – Se escono dalla farmacia a mani vuote, poi non tornano. Per questo motivo ordino sempre più del necessario».
LE MEDICINE
Un altro effetto collaterale del covid è l’acquisto spasmodico di farmaci. «Quando c’è l’allarme di un possibile lockdown – racconta il numero uno di Federfarma – molti anziani vengono in farmacia e fanno scorta di farmaci anche per il mese successivo». È quello che sta accadendo, ad esempio, nella farmacia di Giorgio Favretti ad Agordo. «Alcuni farmaci non si trovano più – chiarisce una delle dipendenti – Così come le mascherine ffp2. Le persone sono spaventate. Chiedono spesso di misurare la pressione o informazioni su come dovrebbero comportarsi. Ci sono state delle ricadute forti in termini di ansia e depressione».
I TEST RAPIDI
I test rapidi, nelle farmacie, sono presenti già da qualche mese ma sono riservati agli operatori sanitari. Grubissa sottolinea che «le farmacie bellunesi hanno dato il loro assenso ad eseguirli» ma «solo nel caso in cui venisse chiuso un comune (lockdown locale) perché in alcune zone della provincia non ci sono infermieri disponibili. Le nostre strutture sono piccole, quindi l’ente pubblico si dovrebbe accollare la logistica e i servizi di front office legato a questa attività».
VACCINI ANTINFLUENZALI
Un’altra fonte di disagio è legata ai vaccini anti-influenzali mai arrivati nelle farmacie. «Riceviamo tantissime chiamate ogni giorno – dichiara Athos Boco della farmacia omonima in centro a Belluno – È stata fatta una grande sensibilizzazione sul vaccino e la gente lo chiede a gran voce». Il lavoro per loro è aumentato del 10% negli ultimi mesi. «Noto con piacere – riflette Boco – che se a marzo la gente voleva il farmaco a domicilio, ora cerca il contatto con il farmacista. Ha bisogno di informazioni serie e precise». A quasi un mese dal Natale mancano i vaccini anti-influenzali. Gli over 60 sono coperti ma la richiesta arriva da tutti gli altri. «Siamo a fine novembre – conclude Grubissa – Saremmo ancora in tempo ma non ci hanno fornito una data».