Fermato lo sci: conto corrente e gara di solidarietà per gli operatori del turismo

Mercoledì 17 Febbraio 2021 di Raffaella Gabrieli
La sottoscrizione

FALCADE - L’amarezza è tanta. A due giorni dalla decisione del Governo di far slittare al 5 marzo la riapertura delle piste, prevista invece per oggi 17 febbraio, c’è chi getta la spugna e annuncia che la stagione è chiusa senza mai essere partita veramente. Ad Arabba, ad esempio, vengono preventivati 15 milioni di perdita. E poi ci sono gli sciatori che per solidarietà aprono un fondo di ringraziamento per coloro che comunque, fino alla fine, ci hanno creduto.
QUI FALCADE
«L’ennesima assurda decisione del ministro Speranza - afferma Marco “Bobby” Cecolin, mister delle Bomberine Padova, dirigente sportivo ma soprattutto appassionato sciatore - ha dato il colpo di grazia non tanto a noi sciatori ma soprattutto alle attività che dello sci invernale vivono e con esse centinaia di famiglie. Insieme ad altri amici che amano questo sport vogliamo lanciare un’iniziativa a sostegno di rifugisti e scuole di sci che da sempre con la loro professionalità e la loro accoglienza hanno reso speciali le nostre giornate sul comprensorio di Falcade e che certamente non verranno adeguatamente indennizzati da questo o quel Governo. In qualità di presidente di Csen Padova, ente di promozione sportiva, ho attivato un conto corrente dedicato. Noi sciatori doneremo il 15% di quello che statisticamente spendiamo in una stagione invernale tra ski pass, rifugi, scuole sci e altro. Se ad esempio la mia spesa si aggira intorno ai 1.500 euro, accrediterò nel conto 225 euro». Il conto corrente è il seguente: CSEN PADOVA - IBAN: IT 68 L 06120 12116 CC4160533430 - oggetto Sci Falcade. «La scadenza dell’iniziativa - spiega Cecolin - è fissata al primo maggio 2021, ovvero fino a quando, ipoteticamente, avremmo potuto sciare. Tutto sarà accuratamente documentato. La cifra finale sarà devoluto a Baita Dies Bis, Rifugio Laresei, Gigio Picol, Chalet Le Buse, Ski stop Molino, Ski stop Caverson, Scuola Sci & Snowboard Equipe Falcade Dolomiti, Scuola Sci e Snowboard Falcade - Dolomiti - Think Blue».
QUI ARABBA
A snocciolare numeri, tra l’altro molto pesanti, è l’Associazione turistica di Arabba che stima 15 milioni di perdita e un migliaio di persone rimaste senza lavoro. «Per cinque volte negli ultimi tre mesi - afferma la presidente Michela Lezuo - si è registrato un rinvio di apertura: 3 dicembre, 7 gennaio, 18 gennaio, 15 febbraio e ora 5 marzo. Ci avrebbe fatto meno male sapere fin da inizio stagione che non avremmo mai aperto». Da qua, l’analisi della situazione: «Nella valle di Fodom, di cui Arabba rappresenta il centro turistico più noto perché transito del tour Sellaronda, risiedono 1300 abitanti pari a 563 nuclei familiari che per la maggior parte vivono di turismo e del suo indotto. L’attività economica invernale richiama da fuori provincia un piccolo esercito di operatori: il comparto impiantistico assume 250 addetti a contratto e quello ricettivo, commerciale e dei servizi turistici supera abbondantemente le 630 unità. In una stagione normale i 3mila posti letto di Arabba vengono coperti con tassi di occupazione altissimi, soprattutto dall’estero». 
IL CALCOLO
E a ricordare il valore dell’indotto nell’ecosistema dello sci ci pensano i dati di fatturato dell’area di Arabba: nell’anno solare 2019 esso è stato di 29 milioni di euro, scesi a 23 nell’esercizio scorso, con un calo di presenze del 30%, valori che non comprendono il giro d’affari del comparto impiantistico. «In base alle presenze nel 2019 - sottolinea Lezuo - abbiamo registrato nei mesi invernali il 60% dell’intero flusso annuale e poiché il valore dell’occupazione invernale è di gran lunga superiore (grazie alle settimane bianche) a quella estiva (dove si predilige il weekend lungo) possiamo stimare che il 70% del fatturato annuale si produce nella stagione dello sci. Pertanto, di quei 29 milioni di euro registrati nel 2019, ben 20 milioni sono da imputare ai mesi invernali. Quindi possiamo concludere che da inizio dicembre a fine febbraio la nostra valle ha perso circa 15 milioni di euro».
IL PARADOSSO
Ciò che aggrava la situazione è stato l’avvio dei lavori per la partenza dell’attività previsto a metà febbraio e l’improvviso blocco alla vigilia dell’apertura: «I nostri operatori ci hanno creduto con entusiasmo, investendo nella ripartenza decine di migliaia di euro e per dare il volume di cosa significhi per un hotel di medie dimensioni riaccendere i motori, è bene ricordare che l’albergatore sostiene spese d’avviamento che variano tra gli 8 e i 10mila euro.

Qui non si tratta più di avere ristori, si devono aggiungere anche gli indennizzi. E con gli impianti chiusi, tutta la filiera ne risente: le prenotazioni pervenute nei giorni scorsi si sono trasformate in disdette per ogni categoria coinvolta, da noleggi alle scuole sci (ad Arabba gravitano circa 40 maestri di sci), taxi, bar, ristoranti.

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