Limana. La Epta Costan non rinnova i contratti a termine: 253 persone resteranno senza lavoro

I sindacati hanno annunciato lo sciopero con blocco dello straordinario e della flessibilità

Martedì 22 Novembre 2022 di Federica Fant
Epta Costan non rinnova 253 contratti a termine

LIMANA - Alla Epta Costan non vengono rinnovati 253 contratti a termine e i sindacati annunciano lo sciopero. La decisione era nell'aria da qualche giorno, poi è arrivata la certezza, che ha gettato nello sconforto numerose famiglie. A seguito della decisione da parte della direzione aziendale dell'azienda di Limana di non rinnovare tutti i 253 contratti dei lavoratori a termine, in scadenza nei mesi di novembre e dicembre, dopo le assemblee con lavoratrici e lavoratori è stato proclamato lo stato di agitazione con blocco dello straordinario e della flessibilità.

La decisione

L'azienda una settimana fa aveva però rassicurato che a metà gennaio, finito il periodo di cassa integrazione, una buona parte dei collaboratori verrà ripresa in organico. Alla Epta Costan di Limana non solo arriverà la cassa integrazione, ma ci sarà anche l'interruzione dei contratti a termine con il mancato rinnovo alla scadenza. Coinvolti 253 lavoratori. E Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm Uil annunciano azioni forti. La notizia da parte delle organizzazioni sindacali è arrivata ieri mattina «a seguito della comunicazione aziendale della decisione di non rinnovare tutti i 253 contratti dei lavoratori a termine somministrati in scadenza nei mesi di novembre e dicembre e dopo le assemblee tenute con le lavoratrici e i lavoratori. L'azienda fino a ieri riteneva questi lavoratori indispensabili per produrre utili, mentre oggi li fa diventare vittime di un fisiologico assestamento occupazionale. Come organizzazioni sindacati pretendiamo dalla dirigenza di Epta Costan un impegno etico e sociale. Noi, dal nostro canto continueremo a combattere ogni tipo di precarietà e con forza sosteniamo questi scioperi per la dignità di lavoratrici e lavoratori», dichiarano i sindacati dei metalmeccanici bellunesi. La Nidil (Nuove identità di lavoro) Cgil Belluno è chiara: «Non possiamo accettare che, ancora una volta, a pagare le conseguenze delle logiche del mercato siano le lavoratrici e i lavoratori precari somministrati. Dietro a quei numeri ci sono donne, uomini, famiglie che vedranno disattesa, per l'ennesima volta, ogni aspettativa di stabilità.

Scioperiamo tutte e tutti per la dignità del lavoro». I sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione, il blocco dello straordinario e della flessibilità e lo sciopero: si comincia già oggi: due ore alla fine di ogni turno di lavoro; mercoledì quattro ore alla fine di ogni turno di lavoro con presidio ai cancelli a partire dalle 10 e dalle 18; giovedì 24 due ore alla fine di ogni turno.

I sindacati: «Pretendiamo impegno»

«I 253 lavoratori fino a ieri erano indispensabili per produrre utili eccezionali e oggi sono vittime di un fisiologico assestamento occupazionale», dicono Fim, Fiom e Uilm. «Da Epta pretendiamo un impegno etico e sociale. Combattiamo la precarietà. Scioperiamo tutte e tutti per la dignità del lavoro». All'iniziativa aderisce anche Nidil (Nuove identità di lavoro) Cgil Belluno. Circa una settimana fa la direzione dell'Epta aveva dialogato con le rappresentanze dei lavoratori. Era emerso che a causa di un calo degli ordini era opportuno per l'azienda adottare alcune misure.

Poiché però la lettura data al calo era di una flessione temporanea della domanda di mercato, non si parlava di nessuna crisi strutturale. Il primo intervento adottato da Epta è stata la cassa integrazione guadagni ordinaria a partire da metà dicembre. In questa vicenda si evidenzia quanto affermano da tempo i sindacati. Solo poche settimane fa, settembre il segretario provinciale Cgil, Mauro De Carli, presentando un'iniziativa che si sarebbe svolta a Bologna ribadiva il concetto chiaramente: «la precarietà e quindi il lavoro aveva affermato con forza De Carli è una merce utilizzata per gestire il sistema produttivo. I dati: nel 2021 si trova una percentuale di contratti a termine che viaggia attorno all'85%, cala di 2,3 punti percentuali nel corso del 2022 però si attesta sempre attorno all'80, 82%. Ciò che cresce maggiormente è la fetta dei lavoratori della somministrazione: dal 2019 in cui si registrava un 24.6% si passa al 52.1% del 2022». 

Ultimo aggiornamento: 23 Novembre, 10:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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