Nessun intervento da 55 anni: ecco il progetto per il maxi-restauro della cattedrale

Martedì 26 Gennaio 2021
Gli interni della cattedrale di Belluno saranno oggetto di un restauro

BELLUNO Gli ultimi interventi risalgono a quand’era vescovo monsignor Gioacchino Muccin, che in diocesi esercitò il proprio ministero dal 1949 al 1975: era il 1966 e il presule, di ritorno dal Concilio, intervenne sull’allora duomo di Belluno. Ma si trattava di un piccolo adattamento. Ora, a 55 anni da quelle opere e a 56 dalla fine del Concilio Vaticano II, il duomo-cattedrale si appresta ad un più profondo adeguamento post-conciliare. Il progetto è partito alcuni anni or sono, quando la Conferenza episcopale italiana (Cei) aveva emesso il bando per aiutare le diocesi ad adeguare le cattedrali alle indicazioni post-conciliari. E nel luglio 2019 da Roma era arrivata la risposta che il fascicolo bellunese rientrava fra i primi sei ammessi assieme a quelli delle diocesi di Acerenza, Asti, Cremona, Montepulciano-Chiusi-Pienza e Sessa-Aurunca. Una posizione in graduatoria non fine a se stessa, perché consente che la Cei stessa sovvenzioni e finanzi gran parte degli interventi necessari. Che si concentreranno nel presbiterio, ritenuto da tempo inadeguato. 
IL PROGETTO
«È evidente la provvisorietà che caratterizza tutta l’area – faceva infatti sapere la diocesi ancora tre anni or sono – rivestita di moquette e con un altare privo di valore artistico. L’impatto con l’insieme della struttura architettonica e decorativa della maestosa cattedrale è stridente». Un «emendamento di emergenza, funzionale ad un periodo di passaggio e che si prolunga ormai dal 1966. La finalità celebrativa ed il valore simbolico della cattedrale non permettono più di considerare permanete una soluzione che è temporanea». La diocesi ha già preparato il documento preliminare di progettazione (Dpp) perché venga consegnato all’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della Cei: contiene indicazioni sugli ambiti di intervento. 
L’ADEGUAMENTO
Ecco quindi i luoghi interessati dai prossimi, ma ancora non databili, interventi di adeguamento. Sarà dunque coinvolto lo spazio celebrativo e per esso si dovrà tenere presente che il coinvolgimento «non è solo di alcuni ministri, ma è tutta l’assemblea che celebra» e quindi «le soluzioni proposte e poi, eventualmente realizzate, terranno conto di questo obiettivo fondamentale». Attenzione anche per le «visite culturali»: a chi vi entra con questo scopo, «la Cattedrale deve offrire un messaggio sul piano artistico, ma anche nella dimensione spirituale se non liturgica». Ecco le altre parti individuate dal progetto. Le navate: nel loro insieme sono «riservate all’assemblea e la sistemazione dei vari luoghi liturgici deve richiamare e favorire la nuova dimensione celebrativa scaturita dalla riforma liturgica del dopo-Concilio Vaticano II. Attenzione sarà riservata alla sistemazione dei banchi e ai vari percorsi per le celebrazioni». E poi lente su altare, ambone, cattedra vescovile e sede presidenziale, quando a presiedere non sarà il Vescovo. Sarà oggetto di attenzione anche la parte più antica e oggi non più utilizzata, della sede del celebrante e dell’altare collocati in fondo al presbiterio. «E vanno considerati - si legge nel progetto - anche la presenza degli stalli del coro e la valutazione della prolunga della superficie del presbiterio stesso, realizzata per creare spazio celebrativo con le soluzioni provvisorie realizzate nel 1966». A richiedere altre e diverse soluzioni sono anche il coro, la custodia eucaristica, l’altare della sacra spina e la statua della Vergine all’ingresso, la penitenzieria - perché «la lunga teoria di confessionali collocati nelle navate laterali non sembrano più rispondere alle esigenze attuali» -, la cripta, il battistero e gli ingressi. 
Giovanni Santin
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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