Ancora crolli sulle Dolomiti: scariche su San Vito e frattura al pennacolo. E ora la pioggia fa paura Video

Lunedì 11 Ottobre 2021 di Andrea Zambenedetti
Dolomiti, il crollo sulla Croda Marcora
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SAN VITO DI CADORE (BELLUNO) -  Non è finita. Dopo il primo crollo, all'ora del tramonto di sabato, ieri si sono susseguite le scariche di materiale dalla montagna sopra San Vito di Cadore, sulla valle che porta a Cortina, e c'è un altro pinnacolo che evidenzia fratture premonitrici di ulteriori cedimenti. Prevedere quanto manca al prossimo distacco è praticamente impossibile in questo momento ma la fragilità del versante lascia intendere che è solo questione di tempo. L'unica cosa che si può fare, per ora, è tenere d'occhio le previsioni del tempo perché ai piedi della Croda Marcora tutti sono concordi: il più grande pericolo è legato al meteo.

Le precipitazioni potrebbero infatti alimentare la colata creando un fiume d'acqua e detriti.

ANGOSCIA A METÀ

Ma se da un lato sapere che ci saranno ulteriori crolli preoccupa, dall'altro c'è anche una notizia confortante: i canaloni di guardia, realizzati per mettere in sicurezza l'abitato di Chiappuzza e la statale di Alemagna, sono ancora vuoti. Il limite di sicurezza insomma è invariato rispetto a quando quel pinnacolo da 50mila metri cubi troneggiava sui Ross. In queste ore i geologi sono al lavoro con le simulazioni. È importante capire se il materiale franato va rimosso e in che tempi, eventualmente, si potrà farlo. Servono delle simulazioni e dei calcoli per poterlo capire. Ma finché c'è il sole c'è tempo. «Un secondo pinnacolo evidenzia fratture che potrebbero portare a un ulteriore crollo, di dimensioni meno rilevanti rispetto a quanto accaduto sabato - ha spiegato ieri l'assessore alla difesa del suolo della Regione, Gianpaolo Bottacin, dopo il sorvolo dell'elicottero della Protezione civile del Veneto - al momento non si rilevano particolari criticità immediate, ma nei prossimi giorni si rende necessario un approfondito rilievo per definire l'eventuale situazione di rischio che potrebbe generarsi in caso di forti precipitazioni».

FARI PUNTATI

Nella notte sul profilo della montagna sono stati puntati degli enormi fari per monitorare a vista eventuali nuovi distacchi e crolli. Anche durante la mattinata ce ne sono stati. Tutti fortunatamente di dimensioni ridotte ma con conseguenti nuvole di polvere levate in cielo. Nessun dramma, ma gli occhi dei tecnici per ora non si staccano da quelle cime così belle e fragili. L'obiettivo è di capire, almeno, cosa succederà, se non è possibile prevedere anche quando succederà. «La parete sta continuando a scaricare roccia, ma al momento non risultano pericoli per le case e la viabilità - ha rassicurato il consigliere provinciale delegato, Massimo Bortoluzzi - il materiale si è depositato tutto in alto e domani valuteremo come procedere per i rilievi. Solo in seguito, si potrà capire come e se intervenire per rimuovere il materiale franato. Siamo già in contatto con Tesaf dell'Università di Padova per uno studio approfondito dell'evento».

SELFIE E BINOCOLI

Sorvoli in elicottero e droni. Escursionisti più o meno esperti. Ieri in molti sono arrivati a Chiappuzza, binocoli alla mano, per sincerarsi di persona di quanto avvenuto. Molti i telefoni cellulari, estratti dalla tasca per un selfie davanti alla montagna che si sgretola. Pochi, tuttavia, gli abitanti della zona. Per la maggior parte è stata una giornata di pulizia di automobili, davanzali e marciapiedi. Tutto è stato invaso dall'enorme nube lattiginosa, capace di penetrare l'aria. Un prezzo che in molti pagano volentieri, per evitare le precipitazioni che potrebbero cambiare rapidamente lo scenario.

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Ultimo aggiornamento: 12 Ottobre, 08:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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