App, chat, cuffie: ecco i trucchi in dad. Una studentessa pentita "confessa" ai prof

Domenica 13 Giugno 2021
I trucchi per barare a scuola ai tempi della dad
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BELLUNO  - Scriveva Pierpaolo Pasolini: «Io so. Ma non ho le prove». È, in sintesi, la stessa riflessione di un gruppo di insegnanti di alcune scuole superiori della provincia al termine di un anno e mezzo di didattica a distanza e didattica digitale integrata, ovvero la dad. Sostengono che, con questa modalità, una parte degli studenti ha copiato e che non c’è stato modo di impedire loro di farlo. «Come possiamo sostenerlo? La verifica – dicono gli insegnanti – si ha quando gli stessi contenuti su cui un allievo è stato interrogato a distanza, sono oggetto di interrogazioni in presenza. A me è capitato che il voto passasse da 9 a scena muta o quasi». «Lei sappia che può fare come vuole – ha confidato una studentessa pentita – individuare tutte le strategie possibili, ma noi un modo per copiare lo troviamo». La stessa che ha confermato i sospetti – ma non le prove da spendere per un’accusa” – dei vari insegnanti. Ecco quindi, sempre documentata dagli stessi docenti, una piccola galleria di trucchi.

APP E CHAT A distanza è praticamente impossibile controllare la veridicità dei compiti scritti. Esiste per esempio un’applicazione che, una volta inviata la fotografia di un esercizio di matematica, restituisce il compito con il risultato finale e tutti i passaggi che dimostrano come l’allievo abbia compreso problema e regole. Gli insegnanti hanno provato ad assegnare compiti con un ordine diverso degli stessi esercizi, ma anche in questo caso l’ostacolo è stato aggirato. «I più veloci e bravi - spiegano i prof - svolgono tutti gli esercizi e poi inviano lo screen-shot sulla chat di classe». Come ci si accorge? «Quando un allievo per 20 minuti non risponde ad alcuna domanda e poi, tutto d’un tratto, le svolge tutte velocissimamente», rispondono gli insegnanti.

GLI AURICOLARI Ma anche per l’orale gli stratagemmi non mancano. «Gli auricolari all’orecchio? Tu pensi che siano collegati con te - dicono i docenti -, ma in realtà potrebbero essere collegati al cellulare con un compagno di classe che mentre tu fai la domanda lui consulta il libro e fornisce la risposta. Oppure una cuffia è davvero collegata al computer, la seconda al cellulare. In questo caso di solito la modalità di risposta è questa: dopo la domanda trascorrono alcuni secondi di scena muta, poi l’allievo comincia a rispondere senza incertezze». O ancora: aperta la versione digitale del libro in una finestra sul computer, è sufficiente digitare la parola chiave ed il motore di ricerca scova subito i passi interessanti ed utili alla risposta.

CONNESSIONE “AMICA” Esistono poi delle applicazioni che frammentano l’immagine e spezzettano la voce durante il collegamento. «Mi è capitato anche questo - racconta un prof -: connessione senza problemi negli altri giorni, e poi problemi concentrati solo il giorno della verifica». Con lavori che il gestore della linea svolge proprio quel giorno e a quell’ora, come da risposta dell’alunno. Questa la sentenza senza appello dei docenti: «Il nostro ruolo di insegnanti in questa fase è stato importante per mantenere le relazioni e salvare alcuni studenti appesantiti da problemi psicologici legati al lockdown. Ma i voti a distanza non hanno alcun valore». Più di un insegnante ha provato a parlare con la propria classe. Pochi i risultati. Con evidenti ingiustizie. Ma non si invochino in questo caso le prove. Che non ci sono. Lo diceva Pasolini: «Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno gli indizi». In questo caso gli indizi ci sono, ma se non bastano a “condannare”, non bastano nemmeno ad “assolvere”. 

Ultimo aggiornamento: 14 Giugno, 09:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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