La data journalist che studia il Covid: «Importanti ricoveri e terapie intensive»

Domenica 15 Novembre 2020
Cristina Da Rold, data journalist, nel suo ufficio di Belluno

BELLUNO (cfdp) Ha da poco finito un lavoro sui 21 indicatori del governo per classificare le Regioni. Cristina Da Rold è originaria di Longarone e ora abita a Belluno. È una data journalist (lavora soprattutto per Infodata del Sole 24 Ore) ma i dati non li utilizza soltanto per fare grafici e mappe. Per lei i dati non sono fini a sé stessi ma sono uno strumento indispensabile per fare il suo lavoro di giornalista, ossia per leggere quello che sta succedendo. Per questo non è sorprendente che la sua prima frase sia: «Il numero di casi ogni giorno è importante, ma non è il nocciolo del problema. Oltre ai decessi, io guardo di più ai tassi di ospedalizzazione e alle terapie intensive: sono quelli i dati importanti per capire l’impatto sui servizi sanitari e le possibilità di tenuta del sistema».

Nel caos dei numeri che chiunque può consultare sui vari siti, l’importante per Da Rold è innanzitutto la chiarezza e la trasparenza.

GLI OSPEDALI
Non entra nel merito delle cifre di questa o quella regione, ma cerca di indicare quali siano i dati più importanti da guardare in un periodo nel quale siamo sommersi da numeri e spesso non abbiamo il tempo per capire quali siano più importanti di altri: «Le terapie intensive solitamente sono piccoli reparti e, preparando un articolo sulla situazione italiana, mi è capitato di parlare con alcuni responsabili che mi hanno detto che in periodi normali sono utilizzati all’80 per cento: per questo non è importante solo sapere quanti malati Covid ci siano in terapia intensiva ma anche quale sia il tasso di occupazione. E così per i ricoverati. Allo stato attuale, però, questo è un dato opaco: non sappiamo quanti siano in tutto i ricoverati in terapia intensiva in percentuale rispetto ai posti disponibili ma soltanto la disponibilità di posti e i malati Covid ricoverati». E poi c’è il problema del personale: «Sì, per parafrasare una canzone e per fare solo un esempio, per fare un anestesista ci vogliono 20 anni».

LE REGIONI
In questi giorni si è sviluppata una polemica sui dati forniti dalle Regioni: «L’importante, per i giornalisti ma anche e soprattutto per chi deve prendere decisioni, è avere dati “puliti” e omogenei». L’ultimo pensiero è per l’atteggiamento dei cittadini: «I negazionisti esistono ma non sono molti, ora sta invece emergendo sempre di più una categoria di persone che comincia a tollerare che ci debba essere un prezzo da pagare in termini di vittime per salvaguardare l’economia. Io ho una valutazione diversa, ma è un aspetto da considerare».

Ultimo aggiornamento: 10:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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