Belluno, impennata di morti nel 2020: ecco tutte le cifre comune per comune

Giovedì 31 Dicembre 2020 di Davide Piol
Epigrafi appese a un muro a Feltre

BELLUNO Morti sempre più giovani e dall’inizio della seconda ondata, cioè a settembre, un boom di casi, con un ritmo esponenziale che è esploso a novembre (+23% di decessi in provincia rispetto al novembre 2019).

Il rapporto relativo all’impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale della popolazione residente, nel periodo gennaio-novembre 2020, elaborato dall’Istat e pubblicato ieri, è impietoso anche per la provincia di Belluno. Il totale dei decessi al 31 ottobre 2020 resta ancora inferiore rispetto al totale dell’anno 2019, ma nel conteggio non entrano due mesi: i più pesanti. Così, come da proiezione stimata dal sociologo bellunese Diego Cason, l’anno dovrebbe chiudersi con 2635 morti (sono 2196 al 31 ottobre) con un aumento di 177 casi rispetto ai 2458 del 2019 e ai 2468 del 2018. 

I DATI 
A pagare il prezzo più caro i comuni in cui ci sono rsa, in particolare quelle più colpite, e le località turistiche. Così Pedavena, dove nella prima ondata ci fu il maxi-focolaio alla Padre Kolbe, ha già superato in soli 10 mesi il totale dei morti del 2019: da 57 del 2019, a fine ottobre del 2020 siamo a 81. Un aumento di decessi che è già del 42% e l’anno non è ancora finito. Anche Borgo Valbelluna ha già superato il totale dei morti del 2019: da 151, al 31 ottobre 2020 eravamo a 165 (più 9%). Così Cortina: da 61 totali del 2019, in 10 mesi 2020 siamo a 65 decessi. E sempre in Cadore, Lozzo da 15 del 2019 a 22 in 10 mesi del 2020, Vigo da 16 del 2019 a 20, In Comelico: Santo Stefano da 30 a 38, già in soli 10 mesi c’è un aumento del 26% rispetto al 2019. 

IL SOCIOLOGO 
Ma perché il virus ha colpito così duramente in provincia? «Dai dati emerge che siamo una delle provincie e regione con maggiore incidenza del virus - spiega il sociologo Diego Cason, che ha analizzato il report Istat -. Cercando una spiegazione la prima ragione è che la nostra è una delle province con un numero di anziani maggiore delle provincie italiane. L’elevate incidenza di anziani in qualche modo giustifica il maggior numero di persone che hanno perso la vita, perché sono più fragili: e in effetti le prime vittime sono state dentro le rsa». «Una seconda chiave interpretativa - prosegue - è che molti aspetti della prevenzioni sono legati alle reti relazionali, cioè chi ha più situazioni in cui può godere delle cure altrui, in qualche maniera, ha uno strumento di prevenzione che lo protegge di più. Molti degli anziani e dei meno anziani, soprattutto per parte femminile (visto che i 2 terzi di anziani sono donne) vivono soli e devono andare a farsi la spesa: si espongono più facilmente e più spesso al Covid, nonostante tutte le cautele». Poi la terza ragione: «La nostra è una provincia turistica e questo spiega ad esempio perché a Cortina abbiamo avuto un numero elevato di contagi e decessi. Nei paesi in cui non c’è attività turistica i numeri di morti dei comuni è più basso: ad esempio Danta». «Un quarto aspetto- conclude Cason - è che questa è una provincia manifatturiera con frequentissimi contatti con l’estero e in una prima fase questo ha pesato. Questo mix ha creato un unicum per la diffusione del virus». 

IL BOLLETTINO 
Ma nei mesi non considerati ancora dall’Istat siamo già a quote altissime. Cento morti in 30 giorni a dicembre. Nelle ultime 24 ore ieri l’Usl comunicava il decesso di altri 4 pazienti positivi: un 84enne e un 79enne ricoverati in Pneumologia a Feltre, un 63enne nell’ospedale di comunità di Belluno e una 92enne in Medicina ad Agordo. La curva rimane orientata verso l’alto: 30 vittime a ottobre, 80 a novembre, altre 100 a dicembre. Ieri  altri 118. Sono 180 le persone nelle strutture sanitarie della provincia, 15 gravissimi.

Ultimo aggiornamento: 15:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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