Il sindaco che dice "no" ai turisti: «Portano pochi soldi e tanto virus»

Domenica 28 Febbraio 2021
Il sindaco che dice "no" ai turisti: «Portano pochi soldi e tanto virus»
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SAN NICOLÒ COMELICO (BELLUNO) - «Arrivano venerdì e se ne vanno domenica lasciando quassù pochi soldi e tanto virus».

Giancarlo Ianese è sindaco di San Nicolò Comelico, comunità da mille anime all'estremo lembo nord del Veneto, non è un politico inesperto. Da 56 anni, ininterrottamente, siede in consiglio comunale. Pur avendone l'autorità (è anche presidente della locale Unione Montana) e l'autorevolezza, la sua non è una crociata anti turisti quanto una constatazione, amara, dettata da un paradosso che, dall'inizio della seconda ondata, sembra non lasciare tregua a questo angolo di terra bellunese. Nonostante la bassa densità abitativa di questa zona di confine i contagi in Comelico sembrano, infatti, subire accelerate più repentine che altrove.


L'IPOTESI

Per l'espansione del virus così veloce all'epoca erano state avanzate diverse ipotesi: «un super diffusore o la presenza di un numero elevato di turisti» erano quelle proposte dall'Usl bellunese ad inizio autunno. Ora, a sei mesi di distanza, dall'inizio dell'incubo (durante la prima ondata l'area era stata quasi covid free) ci si interroga su come far andare di pari passo l'accoglienza dei visitatori e la sicurezza sanitaria. Punti di domanda che al momento non trovano risposte. «Bisogna imparare a conviverci - aggiunge Ianese, riferendosi ai turisti - altrimenti è un macello. Non possiamo morire. Nessuno lavora più». Insomma la consapevolezza di non poter stare senza visitatori non manca ma il sentimento si deve misurare con quello della paura, ed è chiaro che a risolvere le incognite non può essere solo un'equazione utilitaristica.


LUOGO SIMBOLO

Proprio dal Comelico è partita la seconda ondata di coronavirus in Veneto. Qui la Regione ha fatto scattare il primo giro di tamponi per fasce d'età e l'Usl ha chiesto ai sindaci di emettere ordinanze, con provvedimenti stringenti, ai primi cittadini. Quale sia il ruolo del turismo nella diffusione del virus è impossibile da stabilire con certezza in assenza di studi mirati. Di sicuro chi arriva dalla pianura, e può avere più contatti sociali, quassù viene visto con diffidenza.


ASSALTO SENZA TREGUA

Anche ieri lo svincolo dell'A27 a Longarone, porta d'accesso principale alla montagna bellunese, è stato rallentato per ore dalla lunga fila di auto in salita. In Nevegal, primo approdo per chi dalla pianura vuole vedere la neve, ieri c'è stato un vero e proprio assalto. A pranzo per mangiare un panino bisognava armarsi di pazienza ed attendere che si liberasse un tavolino. Una stagione come non si vedeva da tempo raccontano gli esercenti. A farne le spese, invece, il noleggio sci («avrei potuto chiudere alle nove e mezza questa mattina»). Jacopo Massaro, sindaco di Belluno, si è detto favorevole all'istituzione di micro zone rosse chirurgiche dove necessario: «Non vedo tantissimi comportamenti irresponsabili - ha spiegato - ma mi preoccupa la faciloneria con cui alcuni si approcciano al turismo».
L'accoglienza dei visitatori dalla pianura continua quindi a dividere i bellunesi tra favorevoli e contrari. E in tutto questo l'assenza di certezze rafforza le convinzioni dei componenti di entrambi gli schieramenti. 
DP AZ

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