Covid: sciovie a rischio chiusura, gli impiantisti chiedono certezze

Martedì 20 Ottobre 2020 di Marco Dibona
Covid: sciovie a rischio chiusura, gli impiantisti chiedono certezze

«Scordiamoci le vacanze sulla neve già a Natale.

Non si potranno fare. Su questo non ho dubbi: è troppo alto il rischio di contagio e ci sono troppi rischi di assembramento sugli impianti sciistici». E’ la decisa posizione espressa da Antonella Viola, ordinaria di Patologia generale del dipartimento di Scienze biomediche dell’Università di Padova. Questa prospettiva sconcerta le società di impianti a fune, nell’avvicinamento a una stagione dello sci che potrebbe avere un inizio da record: al passo Falzarego, a Cortina, la seggiovia del Col Gallina potrebbe aprire già a fine ottobre, se le condizioni meteorologiche e climatiche saranno favorevoli e consentiranno di produrre altra neve artificiale, oltre a quella già sparata i giorni scorsi. «Se non sarà possibile far girare le nostre funivie per Natale, vorremmo saperlo in anticipo, così da non cominciare nemmeno a produrre neve, evitando costi inutili, di una attività che incide fra il 20 e il 25% del nostro fatturato», commenta Marco Zardini, presidente del consorzio esercenti funiviari di Cortina d’Ampezzo, San Vito, Auronzo e Misurina. «Noi sinora non abbiamo Dpcm del governo ben definiti, in materia. Aspettiamo pertanto di sapere cosa fare. E cosa non fare. Ci adegueremo alla normativa che sarà in vigore nel momento in cui dovremo lavorare. Ci adegueremo a quanto disporranno le autorità». Nel corso dell’estate appena conclusa numerosi impianti hanno trasportato gli escursionisti in montagna: «Ci siamo adeguati a un’ordinanza del presidente regionale veneto Luca Zaia – conferma Zardini – per cui ogni passeggero aveva la mascherina; c’erano i gel disinfettanti a disposizione; si osservava il necessario distanziamento fra le persone; è stata ridotta la portata di ogni impianto, con meno passeggeri sui seggiolini o nelle cabine». Sulla possibilità di riproporre il medesimo schema anche l’inverno, Zardini non ha dubbi, malgrado i numeri siano assai diversi, in quanto a numero di persone trasportate: «Noi crediamo di poter usare lo stesso meccanismo. Sarà obbligatoria la mascherina, ci saranno meno persone negli stessi spazi. Ricordiamoci che la nostra è un’attività che si svolge all’aria aperta, non soltanto durante la discesa, ma anche nella coda per accedere alla cassa e durante la risalita. In Italia gli impianti a fune sono equiparati ai mezzi di trasporto, che pure funzionano, con una capacità dell’80 per cento. La nostra associazione nazionale Anef ha presentato un protocollo alle istituzioni: ora aspettiamo che ci diano risposta, che ci forniscano le indicazioni necessarie. Contiamo che lo facciano presto».

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