Cortina, focolaio Covid nel famosissimo Hotel de la Poste

Mercoledì 10 Marzo 2021 di Davide Piol
Cortina, focolaio Covid nel famosissimo Hotel de la Poste

CORTINA D'AMPEZZO (BELLUNO) Si riaccendono i riflettori su Cortina d'Ampezzo. Questa volta per un focolaio scoppiato all'interno di uno degli alberghi più storici della regina delle Dolomiti: l'Hotel de la Poste. Conosciuto al grande pubblico per i cinepanettoni dei fratelli Vanzina e salito alle cronache internazionali il 21 aprile di un anno fa, quando il proprietario Gherardo Manaigo decise di avviare una causa civile contro il ministero della Salute cinese che avrebbe segnalato troppo tardi i rischi del Covid-19. Più recentemente, dall'8 al 21 febbraio, l'Hotel ha ospitato il Fuori Mondiali di sci alpino con Casa Veneto. Una settimana fa, a seguito dei controlli che la struttura esegue costantemente, sono emerse alcune positività tra i dipendenti. Come da protocollo sono stati subito isolati.

Mentre gli ospiti ne erano rimasti pochi sono tornati a casa. L'Hotel de la Poste, invece, ha chiuso i battenti dopo una stagione invernale pessima e a pochi giorni dallo slittamento del Veneto in fascia arancione. 

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LA POLEMICA

Ora, però, si accende la polemica. «Se fossimo stati vaccinati questo non sarebbe accaduto» denuncia Manaigo, proprietario dell'hotel in centro a Cortina d'Ampezzo. E continua: «Il discorso è molto più ampio del piccolo focolaio scoppiato in struttura. O danno i vaccini anche a noi o diventa difficile andare avanti. È come mandare la gente in trincea senza elmetto e senza armi». Per Manaigo è necessario muoversi su due fronti. Da una parte vaccinare le persone che lavorano nel turismo in modo da offrire sicurezza a chi viene da fuori. Dall'altra fornire ai turisti un passaporto sanitario come garanzia, invece, per chi li ospita: «Al momento, oltre alla misurazione della temperatura corporea e all'autocertificazione, non possiamo fare altro. E non siamo medici. Avrebbero già potuto iniziare a vaccinare il nostro settore». 

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LA STAGIONE

Dopo la chiusura di tre mesi, durante la prima ondata, l'Hotel de la Poste fece causa alla Cina (da cui presero le distanze i familiari di Manaigo, che rappresentano il 50% della società) e riaprì a fine giugno. Posti ridotti e copertura assicurativa in omaggio, contro eventuali rischi provenienti dal Covid-19, per i turisti che decidevano di fermarsi più di 5 giorni. Poi l'estate, la montagna presa d'assalto dai turisti, e a ottobre la seconda ondata che ha congelato la stagione invernale. «Turismo significa mischiare persone diverse conclude Gherardo Manaigo Ora come ora è un'economia di guerra che non gira. Abbiamo avuto fortuna con i Mondiali di febbraio in cui c'è stato un po' di lavoro, ma con due settimane non recuperi un'intera stagione». 

Ultimo aggiornamento: 10:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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