Covid, l'assessore alla sanità Lanzarin: «Contagi elevati a Belluno? Vi spiego perché»

Mercoledì 9 Dicembre 2020 di Andrea Zambenedetti
L'assessore Manuela Lanzarin
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BELLUNO - Assessore Manuela Lanzarin, lei che è la responsabile della Giunta Zaia in materia di sanità, come commenta i dati che da giorni vedono Belluno come la provincia in cui il virus è più diffuso che nel resto d’Italia (rapportando il numero di abitanti)?
«Io non posso che confermare quanto dice l’Usl Dolomiti, in questo territorio c’è un incidenza maggiore di tamponi. (I dati Usl diffusi ieri parlano di 131 test ogni diecimila abitanti, tra molecolari e antigenici, negli ultimi dieci giorni. Media giornaliera 5,9 molecolari ogni 1000 abitanti contro una stima del dato medio regionale fermo a 2,8 molecolari ogni 1000 abitanti ndr). In provincia ricordo che siamo partiti con un focolaio che ha imposto una prima Zona rossa nel Comelico. Poi c’è stata Cortina, le strutture con persone fragili, anziane, soggetti vulnerabili e a rischio e questi hanno portato a numeri più marcati. Questo denota anche il fatto che noi, anche per il Veneto, comunque facciamo tanti tamponi molecolari, antigenici, contact tracing spinto, e questo permette di trovare molte persone positive, molti paucisintomatici o asintomatici».
A distanza di diversi mesi, si è capito se valeva la pena introdurre subito misure più stringenti in Comelico?
«Faccio fatica a dare un giudizio su questo, servirebbe vedere come sia oggi l’incidenza su quelle zone. È chiaro che le misure più stringenti sono più effetti hanno. Lo abbiamo visto le regioni in Zona rossa: hanno avuto un calo importante».
Torniamo alla questione dei contagi. Da giorni Belluno è la provincia d’Italia con la media mobile a sette giorni, ponderata per numero di abitanti, più elevata d’Italia per numero di nuovi casi. (Ieri a quota 103, seconda in Italia Verona a 72, terza Treviso a 69; media Italia: 33). Ha sorpassato anche Bolzano (45) che nel frattempo ha sottoposto l’intera popolazione ai test di massa. Insomma, anche il confronto con il numero dei tamponi non basta a spiegare cosa sta succedendo.
«Guardi che è probabile che a Bolzano abbia inciso la Zona rossa, dopodiché è chiaro che fare lo screening di massa permette di isolare prima i positivi».
A Belluno il test di massa c’è stato ad Auronzo: si è presentato solo il 33 per cento al controllo. A fronte dell’80 per cento di Castelcucco nel trevigiano, solo per rimanere in ambito regionale. Come commenta questo confronto?
«Posso dirle che Auronzo era entrata tra le zone che ci preoccupavano di più. Abbiamo deciso di fare un controllo mirato alla fascia d’età con il maggior numero di positivi. Ma non ha avuto un’adesione massiccia. Questi però sono strumenti importanti per contenere l’epidemia».
Un modello replicabile in questo territorio?
«Qualora ce ne fosse necessità sì, potremmo replicarlo. Se ci fosse la necessità perché non farlo?».
Sul fronte delle assunzioni di medici e infermieri come vanno le cose?
«Continuiamo ad autorizzare e ad assumere sia sotto il profilo territoriale che quello ospedaliero purtroppo non sempre si trovano le persone. L’obiettivo è quello di continuare a garantire però i necessari potenziamenti di cui il territorio ha bisogno».
C’è una ricetta particolare per intervenire in una provincia come Belluno?
«Vedo che questa provincia ha un andamento abbastanza in linea con il resto del Veneto, si utilizzano bene le strutture intermedie.

Quando la persona è uscita dalla fase critica e gli serve assistenza riusciamo ad accompagnarla anche se a casa non ha un posto in cui stare. Utilizziamo questo set assistenziale che sta funzionando».

Ultimo aggiornamento: 14:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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