Salite a 450 le domande per un posto da sacrestano

Mercoledì 30 Dicembre 2020 di Marco Dibona
Don Ivano Brambilla nella chiesa parrocchiale di Cortina d'Ampezzo

CORTINA D’AMPEZZO - «Io sto soffrendo. Umanamente è una prova difficile: ho ricevuto centinaia di domande, ma so che, se andrà bene, ne potrò esaudire una soltanto. Non sono solamente numeri: è la realtà di moltissime famiglie disperate, disposte a tutto per avere un posto di lavoro. E’ una situazione drammatica, che evidenzia tante famiglie di gente disperata, e richiede rispetto». Don Ivano Brambilla, parroco di Cortina d’Ampezzo, in pochi giorni è stato sommerso da oltre 450 richieste di assunzione, non appena si è diffusa in tutta Italia la notizia dell’offerta di un incarico di sacrestano, da impiegare nella cura della basilica minore dei santi Filippo e Giacomo, con la garanzia di quattordici mensilità e un contratto di lavor specifico per la categoria. 
RICHIESTE DA TUTTA ITALIA
«Già prima c’erano state molte richieste, inviate da gente di Cortina, del Cadore, della provincia di Belluno e del Veneto, per la maggior parte, ma anche di altre regioni italiane. Tutto però è esploso, con dimensioni inimmaginabili, dopo un servizio di Canale 5. Ora abbiamo deciso di non accogliere altre domande: non avrebbe alcun senso. Taluni trovano tutto questo così divertente e curioso, ma non lo è. Questa vicenda è stata trattata da qualcuno come una notizia di gossip, da inserire fra altre amenità. Io invece sono provato, nel rispondere alle telefonate di queste persone disperate, che mi chiamano e mi supplicano per avere un posto di lavoro qualsiasi. Io chiedo serietà nel trattare questa questione, soprattutto rispetto per questi uomini e donne». 
LAVORO GRAVOSO
Il prete cita dunque alcuni episodi: «In una intervista in diretta radiofonica su Rtl ho detto che potevano pure scherzare su di me, che ho le spalle larghe, ma ho chiesto rispetto per la situazione umana, che è triste. Una giornalista della rivista Vanity fair è stata molto corretta: mi ha chiamato per un’intervista, per realizzare un articolo ma, quando le ho spiegato bene la situazione, ha deciso di non scrivere più nulla. Io sono abituato ai drammi sociali, faccio il prete, ho lavorato a lungo in ospedale, al San Martino di Belluno, ma questa situazione è umanamente tremenda, anche per me». Sulla tipologia delle chiamate, delle lettere, don Ivano riconosce: «E’ evidente che molti dei candidati non sono fatti per questo incarico, che può essere delicato e persino gravoso. Si lavora in chiesa, durante le celebrazioni. Si lavora la domenica e tutti i giorni festivi. Ci sono incombenze pesanti: in questi giorni bisogna spalare molti metri cubi di neve, per garantire l’accesso alla basilica, malgrado le precipitazioni abbondanti. Chiamano tante persone che di certo non sono fatte per questo, ma hanno bisogno di lavoro. E’ un’emergenza sociale ed economica. Io mi ritrovo a valutare la richiesta di un uomo di Napoli, disperato, perché non sa come mantenere i suoi cinque figli». 
LA SELEZIONE
Sulle modalità di selezione dei candidati, il parroco precisa: «Per rispetto delle persone, leggerò tutte le mail e le lettere inviate, con il relativo curriculum. Ci vorrà del tempo. E’ evidente che non potrò contattare tutti. Poi ci riuniremo, assieme al consiglio pastorale, al consiglio parrocchiale per gli affari economici, a un rappresentante esterno. Infine ci saranno i colloqui, ma soltanto con poche persone, che sortiranno dalle successive scremature». Infine don Ivano rivela i criteri che determineranno l’assunzione del nuovo sacrestano, prima a tempo determinato, per un periodo di prova, poi eventualmente per l’impiego definitivo: «La scelta partirà dalla predisposizione per questo tipo di lavoro, che comporta l’accettazione di uno stile di vita non semplice. In chiesa si lavora tutti i giorni di festa, senza dimenticare che le mansioni possono essere talora davvero pesanti fisicamente». 
 

Ultimo aggiornamento: 10:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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