Addio Osvaldo, anima di Cortina: ha fondato il Corpo musicale e ideato la "Festa de ra bandes"

Martedì 14 Marzo 2023 di Marco Dibona
Osvaldo Majoni "Boto"

CORTINA - Oggi la comunità ampezzana saluta Osvaldo Majoni "Boto", nel soprannome di famiglia. Nato nel 1943, ha vissuto una vita intensa e attiva, a servizio del suo paese, sino agli ultimi giorni, quando ha dovuto arrendersi all'implacabile malattia, che lo ha stroncato rapidamente. Majoni è stato amministratore comunale e delle Regole; componente del consiglio pastorale della parrocchia; presidente del consiglio di amministrazione della scuola materna; volontario Unitalsi, impegnato ad accompagnare malati in pellegrinaggio a Lourdes.

L'IMPRONTA
Ha svolto molte altre attività, ma Osvaldo Majoni ha legato il suo nome soprattutto al Corpo musicale di Cortina, alla banda paesana, nella quale ha suonato per oltre sessant'anni, a cominciare dal 1961.

Per trentatré anni è stato presidente dello storico sodalizio, fondato nel 1861. In questa veste fu artefice del rilancio della banda, a metà degli anni Settanta. «Nel 1976 ero assessore comunale ricordava Majoni ed ebbi l'incarico di prendere in mano il gruppo e ridargli nuova forza, dall'allora sindaco Renzo Menardi, anch'egli componente della nostra banda, così come suo padre Michele, che ne era stato presidente». Majoni riorganizzò la scuola di musica, con il giovane maestro Renato Sartor, che coinvolse insegnanti specializzati nei vari strumenti, così da portare molti giovani del paese al diploma di conservatorio, tanto da diffondere ancor di più e radicare profondamente la cultura musicale, storicamente insita nella gente d'Ampezzo. Allora fu pure introdotto l'uso dell'antico abito della festa della tradizione ladina, al posto della vecchia divisa; l'esordio avvenne nella primavera 1977.

LA FESTA
In quegli stessi anni Osvaldo Majoni ideò, assieme ad altri volontari, primo fra tutti Bruno Dimai "Fileno", la grande Festa de ra Bandes, che ancora adesso coinvolge il paese, ogni estate, alla fine del mese di agosto. Il motto, ideato per far capire il valore di quell'evento, è "L'anima di un paese in festa", che si utilizza tuttora. In quello stesso periodo Majoni concepì l'idea di realizzare una struttura che potesse accogliere la banda, per concerti ed esibizioni, e divenisse nel contempo luogo di riunione della comunità, per tante occasioni. Nacque così il padiglione della musica, in legno, a sollevamento pneumatico, sotto il campanile, progettato dall'architetto Bernhard Loesch di San Candido, inaugurato dall'allora sindaco Domenico Tellarini il 14 luglio 1984; in quarant'anni ha accolto migliaia di eventi. Da assessore comunale, Majoni era stato coinvolto nel volo aereo del 31 maggio 1976. Quasi tutta la giunta andò all'aeroporto di Fiames, per verificare direttamente la validità della struttura: «Quel giorno non mi fu possibile partecipare, per impegni di lavoro, e dovetti rinunciare, seppure a malincuore, all'invito degli amici, che stavano andando a Fiames. Poco dopo vidi alzarsi la colonna di fumo, dell'aereo che bruciava», ricordava Osvaldo.

LA TRAGEDIA
In quel disastro aereo perirono sei persone ed egli si salvò per una casualità. Ieri sera c'erano tante persone nella basilica minore, per seguire la recita del rosario dei defunti, occasione per stringersi attorno alla famiglia, per esprimere il cordoglio alla moglie, ai tre figli, ai congiunti, agli amici. Il funerale sarà celebrato questo pomeriggio, nella chiesa parrocchiale. Il corteo funebre partirà alle 14.45 da piazza Pittori fratelli Ghedina. Porteranno il feretro i dipendenti della sua azienda di installazioni elettriche ed elettroniche, nella quale crebbe, a fianco del padre Alfredo. Nel corteo ci saranno diverse persone che indosseranno l'abito della tradizione ladina ampezzana, come omaggio a Majoni, per ricordare il suo impegno per conservare e rivalutare le tradizioni. «Osvaldo aveva una fede solida, ben inserita nella sua vita concreta e dinamica, e questo lo ha indirizzato in tutte le sue attività, in tutto ciò che ha fatto per gli altri, con determinazione, sempre con ottimismo, con tanto umorismo», sottolinea don Ivano Brambilla, parroco del paese, che negli ultimi giorni è salito più volte nella casa di Cadin, per assisterlo e confortarlo, ma anche per ricevere insegnamenti. Don Ivano avrebbe dovuto recarsi a Roma già ieri sera, per una serie di riunioni ecclesiastiche, ma ha voluto rinviare di un giorno la partenza, per esserci oggi, alle esequie, pastore di una comunità colpita. Nel gruppo "I Undesc", fra gli undici amici ampezzani buontemponi, che lo compongono e che si trovano periodicamente, da diverso tempo, non c'è un presidente, non ci sono gerarchie o incarichi, ma tutti attribuivano a Osvaldo, uno di loro, il ruolo dell'ometto: questo è il cumulo di pietre che segna la via da percorrere, quando si cammina in montagna, dove non ci sono sentieri evidenti. Un ruolo di autorevolezza che in tanti gli hanno riconosciuto, in paese, in tutti questi anni.
 

Ultimo aggiornamento: 15 Marzo, 10:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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