Hotel Ampezzo, il gip: «Doveva essere un restauro conservativo, non una demolizione»

Sabato 25 Luglio 2020
Il cantiere bloccato all'hotel Ampezzoa Cortina
CORTINA «In quella zona si poteva realizzare un restauro conservativo ma non una demolizione». Lo dice chiaro e tondo il gip Enrica Marson nelle quasi 30 pagine del decreto con cui il 20 luglio scorso ha disposto il sequestro preventivo del cantiere che era in corso all’hotel Ampezzo di Cortina. Ma così chiaro potrebbe non essere, visto che il Comune era a conoscenza del procedimento penale come emerse anche in consiglio comunale, e andò avanti nella procedura di rilascio del permesso edilizio. Segno, come afferma il gip nel suo provvedimento, che anche se il pm adombrava che potesse esserci un accordo collusivo tra il pubblico impiegato e i committenti non è così, «perché la dipendente comunale già dal maggio 2019 era a conoscenza delle indagini penali in corso, prima del rilascio del permesso a costruire e la committenza si era messa a disposizione della magistratura».
LE ACCUSE
Gli indagati sono Silvia Balzan, l’allora responsabile dell’ufficio edilizia del Comune di Cortina, il direttore dei lavori architetto cadorino Lucio Boni e il committente proprietario l’investitore russo Andrey Alexandrovich Toporov della società Lajadira. Per la Balzan si ipotizza l’abuso d’ufficio «in quanto rilasciava il permesso a costruire numero 18 del 2019 che prevede ristrutturazione edilizia con ampliamento in variante al permesso costruire numero 28 del 2017 e in deroga ai sensi articolo 3 legge regionale del Veneto numero 55 del 2012». «Si autorizzava la ristrutturazione con ampliamento -prosegue il provvedimento - ma di fatto si dava corso alla demolizione con ricostruzione e dunque a una nuova costruzione». Spiega poi che si è applicato l’articolo 3 della legge regionale del 2012, con coinvolgimento del solo Comune, e non il procedimento previsto all’articolo 4 della medesima legge. Ovvero «in variante con il coinvolgimento di enti sovraordinati e provvedendo così a redigere una variante che doveva essere seguita in luogo della semplice concessione in deroga». Si tratta di un edificio in zona A1, centro civico, e la categoria di intervento consentita rientra nell’ambito della ristrutturazione: in realtà dice il gip si è proceduto con una nuova costruzione che prevede un ampliamento di metri quadri 1478 oltre a un ampliamento volumetrico di 400 metri cubi più 200 metri quadrati di superficie coperta modificato la sagoma e realizzando in altezza due piani aggiuntivi. Poi le distanze: «Sul lato ovest verso il condominio Nert, viene realizzato un nuovo manufatto che nella sostanza è una terrazza che riduce la distanza esistente di ulteriori 4 metri e si avvicina all’edificio vicino».
IL SOPRALLUOGO
Il 3 giugno scorso c’è stato un sopralluogo dei consulenti, alla presenza degli indagati, il perito architetto Gualandi e il dottor tosi. Il 21 gennaio 2020 si era disposto anche l’interrogatorio di Silvia Balzan in prucra,ma non si era presentata. Il giudice sottolinea anche che «non è ammissibile la concessione in deroga, consentita solo per edifici e impianti pubblici». E che il prg consentono solo aumenti volumetrici per passare da una categoria superiore, ma non aumento di numeri di posti letto. Inoltre non si deve pregiudicare la composizoone architettonica dell’edificio per sagoma esterna, tetto foratura e materiali. Il sequestro è stato una misura cautelare di tipo impeditivo «per evitare il proseguo della condotta criminosa».
Olivia Bonetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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