Le foto delle lunghe code verso il Cadore sono rimbalzate in rete fin dalle prime ore di domenica.
NELLA CONCA
Nel frattempo per le strutture nelle località turistiche le incognite si moltiplicano. Aprire o non aprire i battenti. Questo è il dilemma. Molti alberghi di Cortina d’Ampezzo non apriranno le porte agli ospiti, in questo inverno penalizzato dalla pandemia Covid-19. L’associazione di categoria, che riunisce una quarantina di aderenti, fra le oltre cinquanta strutture ampezzane, si è messa in prima fila nell’organizzare il flashmob di sabato sera, nelle vie e nelle piazze del centro, che ha coinvolto tutte le categorie economiche e produttive del paese. E’ soprattutto l’incertezza sul comportamento da tenere che condiziona il comportamento di molti gestori, in questo avvio di una stagione turistica quantomeno anomala. L’associazione è luogo di confronto e di informazione, così che il consiglio direttivo ha raccolto e analizzato le risposte dei singoli gestori, a un questionario inviato in precedenza: «Gli hotel attualmente aperti sono una decina. Altri quindici apriranno per il periodo natalizio; di questi, alcuni già per il 18 dicembre, mentre altri attendono il 27 dicembre», dice Roberta Alverà, presidente della associazione albergatori Cortina.
I TIMORI
I dati sono preoccupanti se si guarda alle strutture che non apriranno: «Alcuni di loro decideranno in seguito se aprire, per la metà o alla fine di gennaio, nel caso la situazione si normalizzi e gli impianti di risalita potranno essere attivati», commenta la presidente Alverà, confermando che il turismo è una attività fatta di diversi comparti, connessi fra loro, in una filiera che comprende la ricettività, l’impiantistica, i servizi. L’ospite dell’albergo deve poter sciare, accompagnato dal maestro, cenare nel ristorante, fermarsi nel bar, fare acquisti, usufruire di altre opportunità. «Lo spirito che accompagna un po’ tutti noi – commenta la presidente Alverà – vede, da un lato, la voglia di ripartenza, ma dall’altro la massima incertezza sul futuro. Chi si mette in gioco, facendo anche assunzioni di dipendenti, non sa come proseguirà l’inverno. C’è molta più incertezza ora, rispetto all’inizio della stagione estiva. Le prenotazioni sono veramente poche e nessuna sicura, ma il settore dell’ospitalità, con la massima attenzione alle regole, prova lo stesso a mettersi in gioco». Una riflessione particolare riguarda le maestranze, i collaboratori penalizzati dalla chiusura degli alberghi. Sono persone e famiglie che dovranno ricevere adeguati ristori, per sopperire ai mancati guadagni, sollecitati da tempo dalle associazioni di categoria, come sottolinea la presidente ampezzana: «Tutta la forza lavoro che rimarrà a casa è, per la nostra categoria, un bene prezioso che ci aiuta a dare un servizio di qualità. Riteniamo siano necessari interventi di sostegno più incisivi ed importanti, perché la maggior parte di queste persone vive del lavoro stagionale».