Cortina, il 26enne "infetto": «Il tampone era negativo e invece ho portato il virus»

Sabato 29 Agosto 2020 di Olivia Bonetti
Auto in coda per il controllo allo stadio del ghiaccio di Cortina per i partecipanti al Summer Festival
4

CORTINA - Non ci sta a passare come “l’untore”. G.P.B., il 26enne nato e domiciliato a Roma, residente in Sardegna, con famiglia a Cortina, vuole raccontare la sua storia. Dal letto del reparto di Malattie Infettive, al San Martino di Belluno, dove è ricoverato con la polmonite (sta prendendo antibiotici e dice di sentirsi meglio), vede rimbalzare sui social accuse e «commenti fuori luogo» dopo il caso scoppiato sul Summer Festival di Cortina. Racconta di aver partecipato alla festa il 20 agosto dopo aver fatto tutto da copione, come richiesto per chi rientrava dalla Sardegna. Ha attesto il risultato del tampone, che era negativo, prima di riabbracciare la nonna 91enne nella Perla delle Dolomiti. 
Quando è iniziato tutto?
«Sono partito dalla Sardegna, Costa Smeralda, il 17 agosto per andare da amici sull’isola di Albarella. Dopo una notte sono andato all’ospedale di Padova, con l’impegnativa del medico, e il 18 ho fatto il tampone Covid. Stavo benissimo e infatti il test è risultato negativo, come da referto del 19 pomeriggio».
A chi lo accusa di essere stato un irresponsabile cosa dice?
«Non saprei cosa avrei potuto fare di più. Ho attuato una serie di precauzioni, come anche quella di trascorrere una notte da amici e non andare direttamente da mia nonna. Ho l’App Immuni e non sono stato al Billionaire. Quando ho avuto il risultato negativo del tampone mi sono sentito libero di iniziare la mia vacanza: abbracciare la mia famiglia e partecipare a quella festa».
Cosa è successo dopo?
«Il 22 ho iniziato ad avere la febbre alta, più di 38, e ho chiamato l’ospedale di Belluno. Nel frattempo sono stato contattato da persone della Sardegna, mie dirette conoscenze, che erano positive. Essendo a casa di mia nonna ho richiamato l’ospedale di Belluno ponendo migliaia di domande. Ma le risposte sono state poche e sono rimasto a casa due giorni interi senza tampone. Ho saputo poi che questa mia amica con cui ero stato a contatto era positiva. L’ho detto all’Usl, ma ancora non è bastato: mi hanno chiesto di far scrivere al medico di medicina generale affinché certificasse tutto quello che ho detto. A un certo punto ho chiesto a mio padre di accompagnarmi a Belluno, dove mi sono presentato con l’impegnativa del medico per il tampone, che è risultato positivo e sono stato ricoverato».
E cosa sarebbe successo se non fossero insorti i sintomi?
«Non so come sarebbe andata se non mi fossi mosso io, di spontanea iniziativa. Posso affermare per la mia esperienza che la volontà di farmi un tampone non c’è stata: sono stati due giorni in cui avevo la polmonite e ho messo a rischio non solo la mia salute ma quella di mia nonna e quelli che erano in casa con me, per sentirmi dire che sono irresponsabile che va in giro a Cortina. Il virus potrei averlo preso in Sardegna come nell’isola veneta o a Cortina». 
Il suo appello?
«Una cosa che mi ha lasciato perplesso è che nessuno ti dice che se tu risulti negativo non sei per forza negativo e che c’è un periodo di incubazione. Lo ho anche detto all’ospedale: forse dovreste informare il paziente di questa cosa, mi han detto che ho ragione, ma non lo fanno. Che errore madornale dopo 8 mesi che siamo alle prese col Coronavirus. Ho 4 amici che hanno fatto sierologico e tampone, 3 su 4 hanno avuto sierologico negativo e tampone positivi. Fanno il tampone a tutti i bidelli a tutti gli insegnanti ma se uno è arrivato, ad esempio, dalla Sardegna, da meno di 15 giorni? È un’assurdità che non venga comunicato al paziente il rischio che c’è. Certo se avessi saputo che c’era questo periodo di incubazione non sarei andato da mia nonna». 
 

Ultimo aggiornamento: 30 Agosto, 10:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci