Allarme turismo: «Tutto l'indotto delle piccole aziende è vicino al baratro»

Martedì 7 Aprile 2020 di Raffaella Gabrieli
I prodotti della feltrina Serbosco che produce alimenti per la grande distribuzione
BELLUNO - «L’accoglienza turistica e la ristorazione stanno vivendo una tragedia. Molte piccole-medie aziende sono a un passo dal baratro. E con esse tutta la filiera collegata. Un comparto, questo, assolutamente fondamentale per il Bellunese. Un ruolo di gran importanza che va rivendicato a livello nazionale. Ok la tutela delle fabbriche dell’occhiale e metalmeccaniche, ma non si dimentichi questo settore che in provincia dà uno stipendio a svariate migliaia di persone. Una storica vocazione che non va soffocata». L’accorato appello giunge da Giandomenico “Vanni” Cappellaro, past president di Confindustria Belluno Dolomiti, titolare della Serbosco srl di Fonzaso.
IL MARCHIO
Un’azienda industriale, quella di Cappellaro, che si occupa della produzione di conserve alimentari a base di verdure, latte, carne e pesce. Il tutto realizzato nelle cucine professionali della sede di via Luigi De Zorzi ad Arten e poi confezionate, con macchinari ad alta tecnologia, in contenitori di vetro e latta ma anche in buste o nei cosiddetti squeezer, una sorta di comodi dosatori in plastica. I suoi 15 dipendenti sono tutti a casa, usufruendo a rotazione di ferie o permessi arretrati e cassa integrazione. Decine di bancali di prodotti pronti per la distribuzione sono fermi in magazzino, impossibilitati a partire alla volta di tutt’Italia e anche di molti paesi esteri. Mentre altre decine di pedane colme di materia prima sarebbero pronte per essere lavorate ma, come dice l’imprenditore, «chissà quando potremo metterci mano. Attendiamo fiduciosi».
LA SITUAZIONE
«La nostra attività è nata nel 1984 - spiega Cappellaro - e rifornisce unicamente la ristorazione. E quindi alberghi, ristoranti, pizzerie, catering e bar che sono chiusi ormai da quasi un mese. Tutto bloccato. E ci mancherebbe, se non ci sono le condizioni sanitarie. Ma io, assieme ad altri colleghi del settore, pensiamo al dopo. A quando, spero presto se ci saranno tutte le condizioni del caso, potrà ripartire il tutto. Partendo dal fatto che la stagione invernale è stata bruscamente stoppata poco oltre la metà e che quella estiva è di là da venire. Una fase transitoria che si rivela dura per tutti, ma soprattutto per i più piccoli che già magari faticano a sbarcare il lunario».
L’APPELLO
Ecco quindi l’appello a politici e istituzioni bellunesi, oltre a quelli regionali e nazionali di competenza: «A Roma si deve far sentire con forza la voce di albergatori, ristoratori e baristi - sottolinea l’imprenditore - Perché se si bloccano loro si fermano di conseguenza molte altre realtà. Ad esempio quelle produttive come la mia che, attiva nel canale food service, vende solo a questo tipo di locali e non alla grande distribuzione. Ma poi anche i rappresentanti e i distributori. Fino ad arrivare alle tantissime persone impiegate nel turismo, come cuochi e camerieri. Il dato nazionale dice che nel Bel Paese il fatturato annuo di questa “catena produttiva” si aggira sugli 85 miliardi di euro, occupando qualcosa come un milione e mezzo di dipendenti. Senza tanti giri di parole, quindi, serve liquidità. Tanta e presto, a condizioni super agevolate, se si vuol dare ossigeno agli operatori del turismo per traghettare questo difficilissimo momento».
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