Il presidente Padrin: «Così il virus ha cambiato il nostro territorio»

Martedì 2 Giugno 2020 di Andrea Zambenedetti
Il presidente della provincia di Belluno Roberto Padrin
Presidente Roberto Padrin, questo virus come ha cambiato la provincia di Belluno?
«Abbiamo riscoperto alcuni valori che stavamo perdendo, la famiglia, lo stare assieme - spiega il presidente della provincia di Belluno - abbiamo ridato importanza alla libertà, quando se ne viene privati ci si rende conto di quanto importante sia. Abbiamo capito che la salute è la cosa principale».
Poi c’è l’aspetto economico, è preoccupato?
«L’aspetto economico lascia un segno i cui risultati li vedremo solo dopo l’estate. Dopo tre mesi di chiusura c’è grande voglia di ripartire, questo calmiera anche le difficoltà economiche, finanziarie e di altro genere».
I sindacati sono preoccupati e parlano di scenario inedito.
«Le imprese sono in oggettiva difficoltà. Sia piccole che grandi, relativamente ad alcuni settori. Come successo per la crisi del 2008 chi è sopravvissuto e riesce a resistere ne uscirà bene».
E gli altri?
«Chi non ce la fa deve essere aiutato. Serve un intervento forte del Governo e dell’Europa che attivi risorse a cascata».
Lei è anche sindaco di Longarone, cosa l’ha colpita di questi giorni?
«Non immaginavamo, come sindaci, di dover dare risorse a così tante persone. I buoni famiglia ci ha fatto vedere un aspetto che noi sindaci forse conosciamo ma che molti non conoscono. Il supporto è andato aldilà delle previsioni. Ci ha fatto vedere la reale necessità. Uno spaccato nuovo delle fasce più deboli»
Ricorda il momento più difficile?
«Girare e vedere che non c’era nessuno nei paesi, è stato un momento forte, un momento di grande paura. Forse abbiamo evitato il panico ma ci siamo sentiti impotenti e preoccupati e chi rappresenta una comunità si sente responsabile personalmente della situazione anche se non ne ha una responsabilità diretta in quello che sta evolvendo».
Senta, parliamo di case di riposo. È evidente che qualcosa non abbia funzionato, c’è la possibilità di imparare qualcosa da quanto accaduto?
«Sicuramente tutte le cose negative ci lasciano qualcosa da imparare. Le case di riposo sin dall’inizio si ritenevano i luoghi più a rischio. È stata disposta la chiusura delle visite ma bastava un operatore contagiato per riportare a livello elevato il rischio. L’insegnamento è che servono più scorte di Dpi e serve creare un rapporto diverso tra ospiti e familiari. Le videochiamate hanno aiutato a rendere la sofferenza del distacco più lieve».
Cortina ha pagato un prezzo enorme, non solo per le finali di Coppa cancellate e per il mondiale che rischia di slittare di un anno. È d’accordo?
«L’impressione è che abbia pagato a caro prezzo quel fine settimana in cui il virus circolava e non c’era stata la chiusura degli impianti. Ma altri comuni nelle stesse condizioni non hanno avuto così tanti contagi. Quando si sono cancellate le finali pareva un azzardo ma sarebbe stato improponibile senza pubblico. Ora dico ben venga lo spostamento di un anno dei Mondiali»
Sindacati e categorie economiche invocano un patto sociale, manca solo il notaio.
«Il nostro ruolo può essere quello di fare da catalizzatore. In questo momento il trasporto pubblico locale ha focalizzato le attenzioni nel nostro territorio è fondamentale che il servizio funzioni. Io rappresento l’Unione delle province al tavolo veneto e mi preoccupa la ripresa della scuola con le difficoltà a garantire il servizio. Sono certo che amplieremo anche ad altri settori, anche se come provincia non abbiamo competenza sul lavoro. In questa fase c’è bisogno di unità d’intenti».
Ultima cosa, in due parole il futuro del turismo nella sua provincia?
«Sono fiducioso. La montagna ha potenzialità che altri posti non hanno. Anche alla luce di quello che è stato in questi mesi. Qui è più facile il distanziamento. Puntiamo sulla montagna sicura. Se le cose continuano così si potrà passare da un turismo di prossimità ad un turismo che amplia gli orizzonti anche ai Paesi vicini, in particolare quelli dell’Est. E poi avendo legato le Dolomiti a Venezia speriamo che anche Venezia riparta. Il binomio è sicuramente vincente».
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