Contratti a tempo: uno su tre rischia il mancato rinnovo

Domenica 10 Maggio 2020 di Andrea Zambenedetti
Timori per le ripercussioni sul mercato del lavoro
È possibile che tra un mese il divario di occupati a termine raggiunga quota 100 mila lavoratori in meno rispetto all’anno scorso, corrispondente a una diminuzione del 30%». A firmare la previsione l’osservatorio di Veneto Lavoro. Rispetto al 2019 nel secondo trimestre del 2020 potrebbe esserci un lavoratore su 3 in meno tra quelli con contratto a tempo determinato. «Una previsione ottimistica» è costretto a chiosare dalla Cisl Belluno Treviso il segretario Rudy Roffarè.
VISTA DAI LAVORATORI
«È necessaria una valutazione per settori - spiega il segretario provinciale Cisl, Roffarè - sul turismo tutti quelli che avevano contratti in scadenza sono già stati lasciati a casa con la stagione invernale. Poi c’è da considerare il mondo della somministrazione. A passarsela meno peggio sono manifatturiero e aziende metalmeccaniche dove ci sono gli ordini. Ma pensiamo anche a quel che succederà nel mondo dell’artigianato e dei servizi. Nei piccoli negozi che danno lavoro a due o tre persone. Ora sarà necessario stare nel minor numero di persone possibile dentro i negozi. Si tratta di riflessioni che come Cisl stiamo già facendo, partendo proprio dal presupposto che il mondo dei contratti a tempo determinato è il primo ad avere le ripercussioni. Purtroppo prevediamo anche un rallentamento delle assunzioni a tempo indeterminato. Con le associazioni di categoria stiamo lavorando al tavolo delle politiche attive che si riunirà con la provincia. Nei prossimi anni le persone formate o riqualificate e con competenze specifiche avranno maggiori possibilità di essere ricollocate. Un altro settore su cui investire è quello che riguarda gli strumenti concreti per formare le persone incrociare domanda e offerta di lavoro».
COSA DICONO I NUMERI
Nel bimestre febbraio aprile l’Osservatorio di Veneto Lavoro dice che rispetto al 2019, in Veneto, sono più di 60mila in meno lgi occupati a termine. A pagare il prezzo più caro i servizi turistici passati in Veneto da 74mila occupati a 48mila 500 ai tempi del covid-19. Segno meno anche in ingrosso e logistica (-16%), nel made in Italy (-12%), e ovviamente in commercio e costruzioni (-11%). Unica eccezione l’agricoltura che ha messo a segno un +12%, un dato comunque inferiore al +16% registrato nello stesso periodo del 2019. «Il lavoro a termine – sottolinea Elena Donazzan, assessore al Lavoro della Regione del Veneto - si conferma il più colpito dagli effetti dell’emergenza Covid-19 e il futuro di molti lavoratori appare tuttora incerto. Ho chiesto un monitoraggio continuo, anche per settori, per avere un quadro dettagliato di una situazione che appare di grande gravità. Urgono misure ben diverse da quelle messe in campo finora dal governo».
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