Pallavolo e palestre scolastiche, "il Comune di Belluno poco coraggioso"

Lunedì 31 Agosto 2020 di Maurizio Ferin
Una schiacciata di Giovanni Candeago al palasport De Mas di Belluno
Senza palestre scolastiche l’attività sportiva giovanile rischia di sparire. Pallavolo, pallacanestro, calcio a 5, le discipline delle arti marziali e della ginnastica solo per fare alcuni esempi, hanno bisogno di spazi che solo i luoghi di studio possono offrire. Il problema non è nuovo, non lo è in assoluto e si pone drammaticamente nel post-lockdown. Se ne fa interprete Sergio Milani, con cui in realtà era in programma una chiacchierata alla vigilia della settimana dei raduni della Pallavolo Belluno (oggi tocca alla B maschile, giovedì alla B2 femminile) di cui è un dirigente storico, al momento con l’incarico di addetto stampa. Ma poi, inevitabilmente, si è finiti a parlare dello sport ai tempi del Covid 19, per lanciare un allarme e chiamare in causa il Comune di Belluno «che ha troppa paura di prendersi responsabilità».
Era il 6 marzo quando titolavamo un’intervista a Sergio Milani “Stagione falsata a questo punto meglio annullare tutto”. In quel momento la pallavolo aveva deciso di fermarsi fino al 15 marzo, ma lo stop divenne presto definitivo.
«Resto convinto che lo stop totale e immediato era la soluzione migliore fin da subito. Anzi forse era giusto deciderlo anche prima. E farlo seguendo l’esempio della Cina. Chiudere tutto, per due-tre settimane. Non c’erano alternative. Anche dal punto di vista sportivo».
Come ne stiamo uscendo? Migliori, peggiori o semplicemente cambiati?
«Dal punto di vista sociale il lockdown ha avuto un effetto negativo sulle persone. Vedo più intolleranza e meno pazienza».
E in ambito sportivo?
«I comportamenti sono stati difformi. Io non ho condiviso le diverse tipologie di scelta a seconda della disciplina sportiva. Capisco le esigenze del business, ma c’è stata troppa differenza tra calcio da una parte, pallacanestro e pallavolo dall’altra. Chiaro che il nostro sport si pratica al chiuso quindi i rischi sono maggiori, però il divario è stato troppo ampio».
E ora?
«Parliamo delle palestre scolastiche. Stiamo ancora aspettando indicazioni dal Comune di Belluno. Abbiamo scritto a luglio e anche più recentemente, la prima volta ci hanno risposto prendendo tempo, la seconda non abbiamo avuto riscontri».
Le amministrazioni locali sembrano più confuse dei cittadini, nel rapporto con le indicazioni di Governo e singoli ministeri: è questa la sensazione?
«Siamo consapevoli della situazione e delle difficoltà generali, però altre amministrazioni comunali si sono mosse. La Spes Arena e il palasport De Mas non bastano, senza le palestre delle scuole non possiamo portare avanti l’attività giovanile».
Avete una proposta?
«Va superata l’indecisione, c’è troppa paura di prendersi responsabilità. Servono iniziative urgenti, penso a un tavolo attorno a cui si siedano enti locali e società sportive».
Ordine del giorno?
«La gestione della sanificazione. Sappiamo che sarà difficile rispettare i soliti orari, tra un allenamento e l’altro sarà necessario sanificare gli spogliatoi. Bisogna appaltare i lavori».
Gli spogliatoi, questione dolente. Al primo allenamento ufficiale allo stadio polisportivo, il Belluno calcio ha spedito i suoi 25 giocatori a turni di 4 a farsi la doccia.
«Siamo in contatto con la Sportivamente, conosciamo il problema della metratura, gli spazi da rispettare. Dobbiamo mettere delle basi, fermo restando che sono convinto che ogni società debba rispettare i protocolli della propria federazione, dall’autocertificazione alla misurazione della temperatura corporea».
Ma la Pallavolo Belluno può utilizzare gli spogliatoi di De Mas e Spes Arena?
«La decisione della Sportivamente per ora è drastica, non si usano gli spogliatoi. Ma non potrà essere così per tutta la stagione, come si fa a pensare a una partita tirata di campionato, fino al quinto set, e alla fine chiedere ai giocatori - anche agli ospiti che arrivano da lontano, o ai nostri non bellunesi - di non farsi la doccia?».
Il capitolo degli impianti a porte chiuse è fondamentale.
«Specie per la Pallavolo Belluno, perché sono poche le squadre del nostro girone (in particolare a livello maschile) ad avere un seguito come il nostro. È il nostro settimo giocatore».
Quali sono le prospettive?
«Ho sentito ministri dire che in questo contesto non se ne parla di riaprire gli stadi al pubblico, figuriamoci il resto degli impianti. È comprensibile ma difficile pensare che si possa restare in questa situazione a lunga. Spero che almeno 100 spettatori possano entrare alle nostre partite al De Mas. Misurando la temperatura all’ingresso e indossando sempre le mascherine. Una situazione triste, ma almeno si potrebbe ripartire».
IL RADUNO
Tanti prevedevano un ridimensionamento per lo sport bellunese, alla luce della crisi economica che la pandemia ha avuto come seconda conseguenza più grave. Invece, assistiamo anche a nuove progettualità, accompagnate da investimenti, iniziative, promesse. Nel calcio la competizione (anche sul mercato) in serie D è stata rivitalizzata, a livello bellunese, dalla promozione del San Giorgio, ma non dimentichiamo club come Limana e Alpina, intenzionati a farsi sentire anche a colpi di acquisti. E nella pallavolo? L’impressione è che non ci sia traccia di ridimensionamento. A iniziare dalla Pallavolo Belluno. Vero Sergio Milani? «Per prima cosa non ci siamo abbattuti. Poi il fatto che i nostri due main sponsor siano rimasti con noi (entrambi i loro settori aziendali hanno avuto danni contenuti) è stato fondamentale, e ancora di più che uno dei due, Da Rold, abbia accettato di diventare il nostro presidente (al posto di De Bortoli, ndr). La sua decisione porta la nostra società verso un modello più corretto, in cui chi più investe, ha anche maggiori responsabilità».
A parte l’aspetto dirigenziale, anche la campagna acquisti non è stata certo quella di un club che ha paura del futuro. A iniziare dall’arrivo di Ilaria Garzaro.
«Apparentemente quello con Ilaria, un’atleta che per prestanza (è alta 1.90) e palmares (3 scudetti) non si è mai vista, è stato un aggancio casuale. In realtà credo che la Pallavolo Belluno abbia credibilità e una buona reputazione, così sia a livello maschile, sia a livello femminile, vengono volentieri qui da noi».
Un centinaio di tesserati, gli allenatori di serie B (Poletto e Pavei) confermati, le rose rinforzate. E gli obiettivi?
«Fare campionati di vertice. Pure per la squadra di serie D maschile ora affidata a De Grandis, anche se ancora non conosciamo il nostro girone».
Non solo la Pallavolo Belluno, l’intero movimento sembra non accusare la paura del futuro ingenerata dalla pandemia in ogni ambito della nostra vita. Solo un’illusione oppure avere più squadre anche in C rende la provincia molto competitiva?
«Il movimento sta crescendo, anche se si possono fare molti passi avanti».
In quale modo?
«Non che non ci siano allenatori bellunesi preparati, ma per un salto di qualità servono tecnici di un livello maggiore».
Solo questo?
«No, sarebbe meglio anche lasciare da parte il campanilismo. La prospettiva di giocare a un certo livello, quello nazionale della serie B, ora c’è, grazie alla Pallavolo Belluno. Non serve andare via». Appuntamento stasera, lunedì 31, alle 19.30 al De Mas, per il raduno della Pallavolo Belluno Da Rold Logistics, che da oggi inizia a scrivere il proprio futuro nella B maschile; domani, martedì 1 settembre, preraduno del Cortina Express, il sestetto di B2 femminile, che ha fissato il ritrovo definitivo e ufficiale giovedì 3 alle 19 al De Mas.
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