Coronavirus, si salvarono nel picco ora sono il 40% dei positivi

Sabato 26 Settembre 2020 di Olivia Bonetti
Corona virus, si salvarono nel picco ora il 40% dei positivi
COMELICO Da territorio in cui in piena emergenza c’erano pochi casi, o addirittura zero, a “zona rossa” in provincia, nella seconda ondata del virus. Non ci son spiegazioni per quello che sta accadendo in Comelico, dove ci sono diversi focolai, in particolare tra Santo Stefano e San Pietro di Cadore. Il totale dei positivi nei 4 comuni del Comelico sono una quarantina sui 104 casi bellunesi attuali ( 70 isolati sui 500 in provincia). Significa che quasi il 40% dei casi Covid (38,46% per l’esattezza) sono concentrati nei 4 centri, che hanno tutti insieme il 3% circa della popolazione bellunese. Infine anche l’unico ricoverato per Covid attualmente, il paziente in malattie infettive a Belluno arriva dal Comelico. 

LO STUDIO
Cosa è successo? Il Dipartimento di Prevenzione della Usl che sta ricostruendo le varie indagini sui contagi sta cercando una spiegazione. Ma sta anche cercando di comprendere quanto è esteso il maxi-focolaio. Per questo effettuerà una prima indagine di tamponi a tappeto su persone asintomatiche nei due comuni più colpiti e forse collegati nei contagi. «Il Dipartimento di Prevenzione - si legge in una nota diffusa ieri dalla Usl - vista la diffusione del contagio in questi due particolari Comuni, ha ritenuto, a scopo conoscitivo, d’intesa con la Direzione Regionale Prevenzione, di effettuare una prima indagine con tamponi anche su soggetti asintomatici e non in quarantena (quindi non contatti stretti dei positivi) appartenenti alle 7 classi di nascita più rappresentate nella casistica relativa ai due contesti comunali». Si tratta dei nati tra gli anni 1950-1954 a San Pietro di Cadore e tra il 1972-1973 in entrambi i comuni, quindi anche Santo Stefano. E poi? Se i casi cresceranno ancora potrebbero arrivare anche decisioni forti per la salute di tutti. 

I NUMERI
Sono 14, come riferiva ieri la Usl in un comunicato, i positivi a Santo Stefano. A San Pietro, come conferma il sindaco Manuel Casanova Consier, sono 18. Nei due comuni con focolai collegati ci sono in tutto 32 casi. A Comelico Superiore (capitolo a parte e senza collegamento con gli altri due) ci sono 7-8 casi, come conferma il sindaco Marco Staunovo Polacco, che parla due piccoli focolai. Nel picco dell’emergenza furono 4-5 casi, con decina di quarantenati (ora sono 18). «Si tratta di due gruppi di persone con virus - spiega -, ma nulla di preoccupante, cosa limitata a questi due casi e ci auguriamo si risolva presto. In questo momento mi sento di dire che siamo sufficientemente tranquilli». «Diciotto positivi: il numero fa un po’ impressione - prosegue il sindaco di San Pietro, comune con circa 1600 abitanti -, ma pare che siano tutti contatti dei contatti». E sull’asilo di Presenaio chiuso dopo il caso di una maestra positiva afferma: «Per cautela è stato chiuso e sono stati presi i protocolli necessari e verranno fatte le valutazioni del caso. Verranno fatte le analisi e i tamponi ai bimbi, indicativamente domenica. La sezione coinvolta resterà in quarantena». E ricorda il periodo dell’emergenza quando San Pietro era un’isola felice. «Nella prima ondata abbiamo avuto un totale di 4-5 casi: ora abbiamo superato di gran lunga la cosa, devo dire. Ma anche a il metodo di rilevamento è diverso da allora». Paga dazio anche il comune che sembrava immune: c’è un caso anche a San Nicolò Comelico, che nell’emergenza massima era sempre rimasto “Covid free” e che insomma non sapeva cosa fosse il virus. 

LA BUONA NOTIZIA
Intanto ieri a Santo Stefano hanno tirato un sospiro di sollievo: i 17 bimbi della sezione dell’asilo di Campolongo dove c’era il compagnetto positivo, sottoposti al tampone, sono risultati negativi. Resteranno comunque in quarantena per 14 giorni dal contatto. 

IL CASO
Nei paesi focolaio ci sono diverse attività che stanno chiudendo temporaneamente per precauzione. Il Covid ha fermato anche la storica Macelleria di Santo Stefano, di Remo Doch, in piazza Roma. Non aveva chiuso per 50 anni. Lo ha fatto per la sicurezza di tutti i clienti, visto il momento che sta vivendo il paese e i contagi che crescono. «In 50 anni abbiamo chiuso solo quando moriva qualcuno - racconta Remo Doch - ma abbiamo deciso di farlo ora, in questo momento critico per la nostra comunità. Abbiamo sempre lavorato in sicurezza rispettando i protocolli e contiamo di riaprire quanto prima».
Olivia Bonetti
Ultimo aggiornamento: 14:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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