Casa di riposo Padre Kolbe: la letalità è al 16%, i familiari valutano una class action

Domenica 10 Maggio 2020 di Olivia Bonetti
Case di riposo nel mirino dei familiari
BELLUNO - È morta anche l’ospite più giovane alla casa di riposo Padre Kolbe di Pedavena: Anna Fiorin aveva  72 anni e non aveva altre patologie. È deceduta nella notte tra l’8 e il 9 maggio nella Pneumologia Covid di Belluno. Segue a poche ore il decesso di un’altra ospite Ada Savaris, 99 anni di Bribano, che era morta il giorno prima. E così il bilancio ufficiale dei decessi per coronavirus in quella struttura per anziani sale a 24 morti (erano stati comunicati 22 decessi dalla struttura alla Usl giovedì). Ma le croci, forse sono di più: soprattutto all’inizio dell’emergenza infatti, alcuni ospiti deceduti sono stati trattati come sospetti covid, in quanto ancora non c’era il tampone positivo. E così, intanto, dopo la prima denuncia già annunciata da una figlia che ha visto morire la propria madre, alcuni parenti delle vittime stanno pensando a una “class action”, ovvero a unirsi per un procedimento comune contro la struttura. 

IL SILENZIO
In tutto questo tempo con il grave focolaio scoppiato, il più grosso della provincia, e dallo stesso sindaco di Pedavena non sono mai stati comunicati i numeri dell’emergenza, scoppiata nei primi giorni di aprile. L’unico nota ufficiale: un comunicato inviato il 18 aprile in cui si diceva che «la risposta del centro servizi per anziani Casa Padre Kolbe di Pedavena è stata l’applicazione di quanto previsto dalla normativa nazionale e regionale» e che «per 40 giorni Casa Kolbe non ha avuto evidenza di situazioni che potessero mettere in allarme». Ma alla richiesta di avere comunicazione del numero di contagi e decessi è stato risposto che non era possibile e di rivolgersi alla Usl. 

LA CRITICITÀ
Roberta Bortoluz, il direttore della casa di riposo Padre Kolbe non c’è più da settimane. Nessuna dimissione nessun retroscena, la donna è a casa per motivi personali. A prendere in mano l’emergenza il dottor Francesco Facci, direttore della casa di riposo di Alano, che opera ormai da diversi giorni anche alla Kolbe. I parenti si interfacciano con la psicoterapeuta, che risponde dalla struttura dando le informazioni richieste. Dall’interno arrivano sempre messaggi rassicuranti. Ma il contagio resta ancora alto: sono ancora una novantina gli ospiti positivi sul totale di circa 150. Ovvero il 60% ha il Covid 19. Sale anche la percentuale dei morti: con 24 decessi ufficiali siamo al 16% della letalità nella struttura. Alcuni ospiti sono stati portati all’ospedale di Belluno, altri ad Alano. 
IL PERSONALE
A non funzionare, secondo alcuni parenti, il fatto che gli operatori notturni, due in tutto, avrebbero dovuto dividersi tra zone dove c’erano gli infetti e poi passare alle altre dove c’erano i sani. In questo modo il virus avrebbe avuto campo libero nel circolare liberamente nella residenza. Diverso invece il personale nella vicina sede staccata dove sono ospitati i religiosi, dove non c’è stato alcun caso di positività. 
LA CLASS ACTION
C’è chi lì dentro ha perso suocera e mamma. Chi ancora non ha saputo nemmeno dove il proprio caro fosse stato spostato per settimane. E a decine sono invece le persone che hanno perso il famigliare che non vedevano più da fine febbraio senza poterlo nemmeno riabbracciare o salutare neanche da morto. «Se qualcuno è stato responsabile di quel contagio in Rsa, per negligenza in quella struttura, dovrà risponderne di fronte alla legge», aveva detto una figlia che è già partita con la denuncia. A lei potrebbero affiancarsi, ora, anche altri parenti dando vita a un’azione collettiva, ovvero una class action, un’azione legale condotta da più soggetti contro la Padre Kolbe. 
Ultimo aggiornamento: 09:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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