L'ex calciatore Antoniol bloccato in Messico: odissea per il rientro "impossibile"

Sabato 18 Aprile 2020 di Andrea Zambenedetti
Stefano Antoniol
SOVRAMONTE - Il primo biglietto che gli avrebbe permesso di rimettere piede in Italia portava la data del 25 aprile. Vedendo come si stavano mettendo le cose Stefano Antoniol ha però deciso di anticiparlo al 6. Dopo aver appreso che anche questo biglietto (come quello del 25) è stato cancellato ne ha prenotato un terzo per il 4 maggio. Ma anche quel volo  farà  la stessa fine degli altri due, inchiodandolo dall'altra parte del mondo.

LA STORIA
Quarant'anni, originario di Sorriva di Sovramonte, Stefano (un passato con la maglia di Feltrese e San Giorgio) è stato barman all'Opera di Belluno e all'Home di Treviso. Per anni ha vissuto a Malta poi è volato in Messico a Oaxaca per seguire da vicino la produzione e la lavorazione del mescal, un distillato dell'agave.
«La formula è quella dello stage - spiega - offrono vitto e alloggio e io partecipo alla produzione. Sono arrivato a novembre. Ho seguito tutte le fasi di produzione, dalla semina fino alla distillazione. Ma appena ho visto che le notizie si facevano allarmanti, per l'allarme coronavirus mi sono preoccupato di rientrare in Italia. In tasca avevo già un biglietto per il 25 aprile. Lo scorso mese mi hanno detto che non si poteva volare per tutto il mese e al posto di rimborsarmi mi hanno dato un buono. Ho scritto alla Farnesina, al Consolato, all'Ambasciata. All'inizio mi hanno detto che visto che la situazione in Messico non era così complicata non c'erano voli di rientro. Mi hanno consigliato di prenotare il prima possibile. Perché non c'era certezza che la situazione rimanesse stabile. Il primo volo l'ho trovato per il 6 aprile, con una compagnia belga. Dopo 4 giorni mi hanno detto che non avrebbero volato per tutto il mese e mi hanno fatto un buono».

A quel punto a Stefano non rimane altro da fare che richiamare l'ambasciata e rimettersi a cercare un volo. Ne trova uno per il 4 maggio e gli arriva la mail dall'ambasciata. Il volo della Farnesina c'è. «Avendone già uno di prenotato ho declinato, poi ho scoperto che neppure quell'aereo era più decollato. Il paradosso è che anche mio fratello si trova nella stessa condizione. Lui si era trasferito a Tulum dove aveva l'intenzione di stabilirsi per un po' ma appena saputo quello che stava succedendo ha provato a rientrare. Ora è in un'altra città e non ci possiamo neppure riunire».

TASCHE PIENE DI VOUCHER
Con i tre voucher in tasca e i soldi che scarseggiano anche scegliere soluzioni non troppo onerose diventa un obbligo. «A quel punto le soluzioni prospettate prevedevano scali su New York o Parigi prosegue ma quando ho fatto presente che si trattava di tratte aeree ad alto contagio non ho più ricevuto risposta.
Al momento non ci sono voli fino al primo giugno. Ma immagino che se la situazione non dovesse migliorare le misure verranno prorogate. Qui ci sono i pick-up con i militari e le mitragliatrici. Non puoi uscire, se non per andare a fare la spesa. Le comunicazioni con le altre città sono interrotte. Sono tutti in assetto da guerra. Per fortuna l'ostello continua a ospitarmi a un prezzo simbolico. Ci siamo solo io e il guardiano. Mi arrangio a fare le pulizie e a cucinare. Il lockdown è già previsto fino al 31 di maggio ma non so cosa aspettarmi. Qui prima vengono prese le decisioni e poi vengono comunicate».
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