Occhialeria: contratti a picco. I dati dell'Osservatorio di Veneto Lavoro

Sabato 13 Febbraio 2021
Occhialeria: contratti a picco. I dati dell'Osservatorio di Veneto Lavoro (Foto di Free-Photos da Pixabay)

BELLUNO A picco le assunzioni nei servizi turistici (e questo era prevedibile viste le chiusure), ma in calo anche quelli in occhialeria. È Belluno una delle province venete più penalizzate per il mercato del lavoro, come emerge dai nuovi dati dell'Osservatorio di Veneto Lavoro diffusi ieri, che confermano un inizio di 2021 segnato dal contesto di incertezza dovuto dal persistere della pandemia.

La fotografia è stata diffusa con una nota dalla Regione e l'assessore regionale al Lavoro del Veneto Elena Donazzan non ha nascosto la sua preoccupazione. Perché i dati sono destinati a peggiorare. L'assessore ha ricordato infatti: «I valori della disoccupazione e dell'occupazione sono falsati da un uso estensivo della cassa integrazione e del divieto del licenziamento, che hanno congelato molti posti di lavoro. Mi preoccupano per l'anno in corso il venir meno proprio di tali misure e l'intera situazione del mercato del lavoro del Veneto». 


I DATI

A causa della propria vocazione turistica, il Bellunese paga il prezzo più caro a causa del mancato avvio della stagione invernale e delle difficoltà dell'occhialeria. La domanda di lavoro è in flessione ovunque, ma a parte Venezia (-48%), Belluno è una delle province che fa peggio con un meno 25% di variazione percentuale di assunzioni di gennaio 2021 su gennaio 2020. D'altronde basta dare un'occhiata ai numeri settore per settore per comprendere che la provincia non poteva restare immune. Tutte le province mostrano nell'ultimo mese un sensibile calo delle assunzioni. Il report riporta i rapporti di lavoro a tempo indeterminato, determinato e di apprendistato per provincia con confronto 2019-2021. A Belluno siamo passati dai 1700 contratti, a 1600 e infine a 1200.


SETTORI IN SOFFERENZA

In regione, secondo i dati diffusi ieri da Osservatorio Veneto Lavoro, i servizi turistici sono quelli che hanno sofferto di più. Le aziende di questo settore hanno perso 14mila 863 posti di lavoro (per avere un'idea basta confrontare gennaio 2020 con 7468 contratti e gennaio 2021 con 1591 contratti). L'occhialeria ha perso 680 posti di lavoro in un anno. Ecco perché Belluno paga un prezzo alto. «I settori più in difficoltà - spiegano dalla Regione - si confermano turismo e commercio, i più colpiti dalle restrizioni anti Covid. A gennaio registrano rispettivamente un calo delle assunzioni del 79% e del 34%. Nell'ultimo anno i posti di lavoro persi nel settore turistico, compresi alberghi, bar e ristoranti, sono stati circa 14.800». «Altri 1.400 sono andati persi nel commercio continua Donazzan - stiamo parlando di personale di supermercati e negozi». «Diversi settori industriali, a cominciare da occhialeria e sistema moda, evidenziano grandi difficoltà - sottolinea poi la nota della Regione - , a dimostrazione che il blocco del turnover determinato dall'impossibilità del licenziamento tende anche ad ingessare il mercato del lavoro. La pandemia sembra aver risparmiato soltanto edilizia, agricoltura, servizi informatici e terziario avanzato». Così sul fronte delle assunzioni i settori più colpiti nel corso del 2020 risultano quindi l'occhialeria (-63%), il turismo (-43%).


CONTRATTI

«Gran parte della quantità di lavoro che stiamo perdendo quest'anno è rappresentata da lavoro a termine, che va ad incidere direttamente sulla capacità produttiva dell'economia regionale spiega l'assessore Donazzan. Basti pensare che lo scorso anno il lavoro a termine ha generato complessivamente 57 milioni di giornate di lavoro, quest'anno siamo fermi a 45 milioni. Significa che abbiamo perso 12 milioni di giornate di lavoro». Anche Belluno si inserisce nel medesimo quadro. «Altro elemento preoccupante che leggo tra i dati è il nuovo aumento degli scoraggiati conclude l'assessore regionale al lavoro del Veneto. A gennaio sono state presentate 9.600 dichiarazioni di immediata disponibilità, il 29% in meno rispetto allo stesso mese del 2020. Questo è un dato che ha effetto sul calo del numero di ingressi in stato di disoccupazione e conferma un fenomeno sul quale dobbiamo riflettere». 
 

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