Si allunga la lista di sindaci contagiati: «Il virus preso tra la gente»

Lunedì 21 Dicembre 2020 di Alessia Trentin
Contagiato anche il sindaco di Arsiè, Luca Strappazzon

IN PRIMA LINEA
BELLUNO Hanno sempre portato la mascherina, rispettato le distanze e pregato la popolazione di fare altrettanto. Ma, alla fine, il Covid ha colpito anche loro. La schiera dei sindaci risultati positivi al virus è di settimana in settimana sempre più nutrita. Dentro ci sono, o ci sono stati (quasi tutti hanno già terminato il periodo di isolamento), Luca De Carlo primo cittadino di Calalzo e senatore di Fratelli d’Italia, Marianna Hofer di Valle di Cadore, Silvia Tormen di Taibon, Ornella Noventa di Lamon, Luca Strappazzon di Arsiè e Roberto Chissalè di Agordo, oltre a Oscar Meneghetti di Santo Stefano. Hanno contratto il virus stando in prima linea, nelle giornate di lavoro, a contatto con la popolazione e con i dipendenti comunali. Ne sono usciti con tanto spavento e una consapevolezza in più: quello che ci salva, oggi, è il senso di comunità.
LA FATICA
De Carlo si trova nel suo appartamento di Roma, quando parla. Ha scoperto di essere positivo solo pochi giorni prima e fortunatamente non ha sintomi. Nelle giornate da solo a casa ha modo di andare indietro con la mente, cercare di risalire ai contatti e alle possibili situazioni a rischio in cui si è trovato. Ma niente: «Non ho davvero idea di come posso averlo preso – commenta -, porto sempre la ffp2, la cambio spesso, mi passo di continuo l’Amuchina sulle mani ed evito gli assembramenti. Certo, nel mio doppio ruolo di senatore e di sindaco incontro molte persone, anche se durante queste settimane avevo limitato di molto gli incontri». Si era dato una regola, De Carlo: vis a vis sì, ma solo all’aperto e solo se necessario. La gran parte del lavoro l’ha spostato sulle piattaforme online. «Però in parlamento ho sempre continuato ad andare – prosegue – e raggiungo la Capitale con il treno. Io non credo di averlo contratto nei mezzi pubblici, sono talmente vuoti in questo momento che è davvero difficile. Quello che posso dire è di stare davvero attenti, perché è davvero insidioso e io l’ho preso nonostante le precauzioni rispettate».
LA SCOPERTA
La scoperta di essere positivo è avvenuta nei palazzi romani, in occasione dei tamponi periodici a cui De Carlo si sottopone in Senato. Si sentiva in forma, non aveva sintomi, perciò la risposta del test è stata una doccia fredda. Strappazzon, di Arsiè, ha fatto coming out ieri pomeriggio con un messaggio pubblicato nella sua pagina Facebook e rivolto ai concittadini. «Cari concittadini, nonostante ce l’abbia messa tutta il Covid ha colpito anche me – ha esordito -. Nella serata del 17 dicembre ho accusato i primi sintomi (febbre e dolori alle ossa) e il 18 mi sono sottoposto al tampone rapido presso il punto drive in di Feltre, risultando positivo. Nella giornata del 20 dicembre mi è stato comunicato anche il risultato positivo del tampone molecolare. Rassicuro tutti sul fatto che i sintomi sono già scomparsi e che non ho avuto contatti stretti con i dipendenti del Comune o con altri Amministratori. A scopo prudenziale, ho chiesto loro di sottoporsi a tampone rapido».
FUORI DAL TUNNEL
La quarantena per Ornella Noventa, sindaca di Lamon, è durata 21 giorni. Il virus l’ha marcata stretta, tanto che al test effettuato dopo 15 giorni dalla positività risultava ancora malata. Ad aiutarla nei giorni difficili della reclusione, quando le ossa fanno male e la testa sembra scoppiare, è stata la gente del paese. Lei per prima ha sempre cercato di stare accanto ai suoi cittadini telefonando personalmente a tutti coloro che risultavano positivi per chiedere se avessero bisogno di qualcosa. «C’è un’ottima rete sociale – spiega -, le persone si aiutano tra loro e i supermercati portano la spesa a casa. Questo virus è brutto perché ti impone il distanziamento e l’isolamento, questo va contro il senso di comunità insito in ognuno di noi».
LE FAMIGLIE
La maggior preoccupazione di Chissalè di Agordo è stata quella di contagiare i famigliari, durante i 23 giorni di reclusione. «Mentre ero positivo è tornato mio figlio dall’Università – racconta -, non lo vedevo da 50 giorni ma non ho potuto abbracciarlo e, anzi, ha dovuto andare a vivere in un appartamento prestato da amici con tutti i disagi del caso. Invito tutti alla massima attenzione, nel mio Comune il numero dei contagi è triplicato in una settimana, bisogna prestare attenzione e sacrificarci per il bene della collettività».
Alessia Trentin
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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