Col Visentin, torna a splendere lo storico faro ora restaurato

"È solo l'inizio di un progetto a lunga scadenza per riqualificare il Rifugio Monumento e farne un museo"

Domenica 25 Dicembre 2022 di Federica Fant
Belluno: Col Visentin, torna a splendere lo storico faro ora restaurato

BELLUNO - Si è riacceso il faro del Col Visentin, quello che valorizza il Rifugio Monumento alle Vittorie.

La tenacia e il lavoro per sistemarlo e cercare il collegamento con il ministero della Difesa è stata opera dell'associazione Nevegallika che ieri ha voluto darne notizia, insieme al sindaco di Belluno, Oscar De Pellegrin. Hanno collaborato molti soggetti: il Gruppo radioamatori Valbelluna, con sede a Belluno, grazie all'interessamento di Roberto De Moliner, i gestori di Pian Longhi per i mezzi per salire sul Colle, l'associazione Proprietari del Nevegàl, la sezione trasmissioni di Padova (Esercito), il gestore del rifugio Denis Bellotti, il settore elettrico con Christian e Ivano, la parte elettronica dell'impianto, ingegnere Maurizio Curti.


IL PIANO
«Questo è solo l'inizio di un progetto a lunga scadenza - le parole di Paolo Garaboni di Nevegallika -, l'intento è ristrutturare e riqualificare la struttura per creare un museo, che sia un luogo di memoria, forti del fatto che da lì si può godere di un paesaggio che guarda al mare, alle Dolomiti e quindi rappresenta un volano anche per il turismo del Colle». Ieri, oltre al sindaco, vicesindaco Paolo Gamba c'era anche l'avvocato Maurizio Paniz, «che ci darà una mano affinché venga perché l'area, che è demanio militare, venga dato in comodato».


LA STORIA
«Dalle notizie che abbiamo verificato - incalza Paolo Garaboni - l'Azienda autonoma di soggiorno e turismo, presieduta negli anni '30- 40 dall'avvocato Valentino De Castello, ebbe l'idea di ricostruire sulla sommità del colle un rifugio che sostituisse il vecchio Budden. A tal fine acquistò dal Demanio dello Stato con atto del 21 ottobre 1936 il terreno, ma ritenne troppo onerosa la costruzione di un rifugio sul Visentin pur ravvisandone la piena validità e utilità». Il 24 settembre 1937 il colonnello Antonio Norcen subentrato al colonnello Luigi Mazzini al comando del 5° Reggimento Artiglieria Alpina appena rientrato dall'Africa Orientale, conclusa con la vittoria la guerra d'Abissinia, sposò l'idea di ricostruire sul Visentin un rifugio e dedicarlo ai Caduti del reggimento. Il col Norcel vide nel punto più alto delle Prealpi bellunesi l'ideale basamento per un monumento celebrativo della Vittoria sul Piave e nel contempo della glorificazione dei suoi eroici artiglieri, caduti in Africa nell'adempimento del dovere. 


IL COMITATO
Molti di questi giovani avevano lasciato le proprie case nella vallata e quindi non c'era miglior piedistallo naturale che consentisse in vista sul Piave delle Dolomiti fino al mare, dal monte Grappa all'Altipiano di Asiago e su altre località che furono teatro di aspre contese. Le nobili finalità fecero breccia e determinarono la costituzione di un apposito comitato che affidò la progettazione all'architetto Riccardo Alfarè ce lo volle come monumento più che rifugio di montagna, con una torretta adattata a cappella sacrario dei Caduti del 5° di montagna. Un distaccamento del 24° batteria del 5° Reggimento artiglieria si accampò sul Col Visentin per le prime operazioni di sterro. Ci fu soprattutto la fornitura di mezzi e di manodopera specializzata in cui venne affidata all'impresa Luigi Da Ronch di Belluno. La torre- sacello votiva che rege il faro, donata dalla Marina militare, irradia la luce del Tricolore ed è visibile dal mare Adriatico e contiene l'elenco dei caduti del 5°. La chiesetta conteneva anche l'effige di bronzo di Santa Babara, patrona degli artiglieri. Fu un dono di Isi Protti Norcen, vedova del generale Antonio Norcen.
 

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