Coronavirus, sono 55 i bellunesi in isolamento fiduciario

Sabato 29 Febbraio 2020 di Andrea Zambenedetti
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Cinquantacinque persone, residenti in diverse zone della provincia, in quarantena. «Sono stati tutti a contatto con persone risultate positive in altri focolai» ha spiegato nel corso di una conferenza stampa ieri pomeriggio, il Direttore Generale dell’Usl 1 Dolmiti, Adriano Rasi Caldogno. «Hanno avuto frequentazioni con persone risultate positive, alcuni in altre zone del Veneto e molti nei focolai della Lombardia». Per tutti e cinquantacinque l’indicazione arrivata è la stessa: «Statevene a casa e evitate i contatti con le altre persone». Ai medici, in questo caso, spetta anche il compito di avvertire le persone che ricadono nel perimetro dell’ordinanza, che chi dovesse violare “la fiducia” dovrà fare i conti con il codice penale che prevede all’articolo 650 l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a duecentosei euro.

«Sono stato a Codogno» bellunese positivo al coronavirus: in isolamento

A CASA SENZA TAMPONE
Nessuno di loro è stato sottoposto a tampone, né sarà sottoposto nei prossimi giorni. Nessuno ha i sintomi distintivi del coronavirus, ma il solo contatto con un soggetto positivo impone che rimangano a casa per quattordici giorni (come previsto dalle linee guida di Oms e Istituto superiore della Sanità). Evitando, chiaramente, ogni tipo di  contatto. «È fatto obbligo - si legge nell’ordinanza - alle Autorità sanitarie territorialmente competenti di applicare la misura della quarantena con sorveglianza attiva, per giorni quattordici, agli individui che abbiano avuto contatti stretti con casi confermati di malattia infettiva diffusiva covid-19». 

I CONTROLLI
In provincia di Belluno, in totale, come rivelano i dati ufficiali della struttura sanitaria bellunese, sono stati eseguiti cinquantuno tamponi. Uno solo di questi ha dato esito positivo. Ed è stato inviato, per il raffronto, allo Spallanzani di Roma. La verifica il cui esito era atteso per la giornata di ieri nel tardo pomeriggio non era ancora arrivato. È necessario precisare, tuttavia, che non è mai capitato che la verifica nel laboratorio di Roma smentisse l’esito del tampone già vagliato a Padova. Anche per questa ragione si procede trattandolo come se fosse comunque un caso positivo. Il soggetto, che risiede in Agordino ed è stato a Codogno (nel Lodigiano) a metà febbraio, non presenta sintomi ed è stato possibile porlo, esattamente come è avvenuto per gli altri che hanno avuto contatti con persone residenti in “zona rossa” in isolamento fiduciario. Il modello, in una settimana di applicazione, è già sufficientemente rodato. Riceverà una o più telefonate al giorni da parte dei sanitari, dovrà descrivere eventuali sintomi e tenere controllata la febbre. Nel momento in cui dovesse scattare un campanello d’allarme si valuterà la necessità di procedere al ricovero in una struttura ospedaliera. Al tempo stesso spetta all’Usl di Belluno avvertire di eventuali contatti avuti da questa persona con soggetti residenti nelle zone di competenza delle altre strutture sanitarie. Questo perché, chiaramente, sempre come prevedono circolari del ministero e linee guida, a finire in isolamento saranno anche tutti i soggetti asintomatici che hanno stretti contatti con lui o che vivono nella stessa abitazione. Le linee guida parlano di «stretto contatto personale».

IL CLUSTER
Al momento a Belluno non c’è un cluster (così vengono chiamati i settori in cui si sviluppa il contagio) e la persona dell’Agordino, trovata positiva, viene conteggiata a parte anche se è molto probabile che la sua positività sia riconducibile proprio al passaggio, per motivi di lavoro, nella zona rossa di Codogno. 

IL MEDICO
Al caso dell’Agordino, passato per Codogno, si aggiunge anche la positività del medico Bellunese che lavora nel reparto di geriatria del Cà Foncello, a Treviso. La struttura in cui, lo scorso martedì, è morta la 76enne Luciana Mangiò, prima positiva in provincia di Treviso al coronavirus. «Insomma il quadro è assolutamente sotto controllo - spiega il Dg Rasi Caldogno - lo seguiamo con attenzione e nulla viene tralasciato. Il primo obiettivo è sempre la salute delle persone». 

IN RIANIMAZIONE
«Siamo intervenuti sugli elementi di criticità - hanno spiegato il direttore generale, Adriano Rasi Caldogno, e Giovanni Maria Pittoni, direttore sanitario - sulla base dell’esperienza della Lombardia abbiamo valutato la possibilità di aumentare i posti letto in rianimazione. Servono in via precauzionale nel caso in cui dovesse verificarsi un afflusso significativo. Attualmente abbiamo nove posti letto a Belluno e sette a Feltre. Tutti e due i reparti possono essere incrementati di due più due unità». Insomma, se ce ne fosse la necessità, circostanza che nessuno chiaramente si augura, si può arrivare ad avere altri otto posti letto. Altre misure sono state adottate anche negli altri reparti della struttura, chiaramente, a partire dalla pneumologia. Ma sulle variazioni in questi reparti non sono state forniti ulteriori dettagli.
POSTI LETTO
«Il gruppo di azione rapida - spiegano dal Santa Maria Del Prato di Feltre i vertici dell’Usl bellunese - si è attivato immediatamente in stretto coordinamento con il dipartimento di prevenzione. Abbiamo valutato il dimensionamento e l’adeguamento della struttura. Abbiamo anche chiesto al capo dipartimento, il dottor Fabio Soppelsa di posticipare l’inizio della pensione. Non ha avuto obiezioni». Fuori dall’ospedale di Feltre e da quello di Belluno, inoltre, sono state montate delle tende. Nel caso di improvviso aumento di afflusso potranno essere usate per incanalare i pazienti. «Ma il loro uso non sarà per collocare delle brande - spiegano sempre i vertici dell’Usl - per i pazienti». Al momento sono comunque chiuse. «Le visite in ospedale - proseguono - sono state ridotte ad un solo visitatore per paziente, fatta eccezione per malattie infettive dove non sono previste. L’invito inoltre è quello di evitare l’ospedale se non c’è necessità. Non è il luogo adatto per una passeggiata o per vedere le tende che sono state allestite».
NUMERI UTILI
Da ieri mattina è stato attivato anche lo 0437-514343, una linea dedicata a chi sospetti di aver contratto il coronavirus. Da subito viene precisato che ad effettuare la telefonata è meglio che sia il soggetto direttamente interessato e non terze persone. «Altrimenti ricostruire le reti di relazioni è complicato». Sarà attivo dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18. «Ricordiamo che i sintomi della malattia - ha spiegato Pittoni - sono definiti nel dettaglio. Perché si tratti di coronavirus devono esserci i sintomi respiratori oltre a quelli tipici dell’influenza».
ABITUDINI
«Il metodo più efficace per limitare i contagi - ha spiegato il Dg Rasi Caldogno - è quello di attenersi alle linee guida. Per esempio evitare le strette di mano in questo periodo può essere una giusta attenzione. Poi, chiaramente, lavarle spesso. In questo modo si possono ridurre di molto i contagi». Insomma per evitare la diffusione, è utile la collaborazione di tutti.
PRONTO SOCCORSO 
Nel frattempo è stato chiarito che non si è verificata la temuta ressa al pronto soccorso.

I bellunesi sono stati diligenti nel seguire le indicazioni. Telefonata al medico o ai numeri messi a disposizione da ministero della salute e Regione hanno permesso di limitare gli accessi. Del resto, per uno affetto da coronavirus, il posto più sbagliato dove andare a verificare i sintomi è proprio l’ospedale. Si rischierebbe infatti di introdurre il virus complicando di molto le operazioni per la sanificazione.

Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 21:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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