VAL DI ZOLDO - «Sembrava che volessimo ‘solo’ salvare gli alberi, che sicuramente era fra i nostri obiettivi non secondari: ma quel che conta e che non è stato proprio recepito il nocciolo del problema e cioè che era necessario dare dignità e decoro al cimitero»: l’amara constatazione, di fronte al disastro attuale, di un luogo ormai indefinibile e indifendibile per incuria e abbandono, è di Milly Fontanella, fra i promotori della raccolta di firme che negli anni scorsi puntava ad inserire fra i luoghi del cuore Fai il camposanto dismesso dell’Addolorata, una sottoscrizione che aveva raccolto un’ampia e convinta partecipazione di cittadini, residenti e non, tra i firmatari anche alcuni turisti olandesi di passaggio, disposti persino a contribuire alle spese di un possibile intervento.
Il degrado
Perché dire che ora il sito è invaso dalle erbacce infestanti è vero, ma descrive solo in parte la situazione.
La variabile
Purtroppo però l’impatto del maltempo del 2018 (Vaia) aveva convinto il Comune, forte di una perizia tecnica ad hoc e ottenuto il via libera della Soprintendenza, ad abbattere, per motivi di sicurezza, gran parte degli abeti che conferivano al sito un fascino particolare, che molti definivano magico: probabilmente a ragione. Ma in tutti questi decenni gli alberi avevano anche evitato il proliferare delle erbacce, che ora, con una crescita incontrollata ed esuberante, diffusamente prossima al metro, spesso 1.50, invadono e abbruttiscono il sito, sconsigliando a chiunque di addentrarvisi. A nulla sono valsi gli interventi del Comune degli anni scorsi: né con la messa a dimora di una nuova serie di piantine, in parte ora divelte e abbandonate, lungo la corsia centrale, che avrebbero dovuto sostituire in prospettiva quelle abbattute, né con l’affidamento dei lavori di ristrutturazione e consolidamento dei muri di cinta.
La campagna
E niente si è ottenuto con i pur brillanti risultati delle due campagne del censimento Fai del 2017 e del 2019, con gli ottimi piazzamenti conseguiti sia a livello provinciale (1° nel 2017) sia regionale. Forse dopo l’abbattimento delle piante il problema andava seguito con ben altra attenzione.
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