Boz Daniele e Ginetta erano “bocie”: addio al rifugio dopo 39 anni di gestione insieme sulle vette

Mercoledì 24 Febbraio 2021
Daniele Castellaz e Ginetta Spada storici gestori del Boz

CESIOMAGGIORE - Daniele Castellaz e Ginetta Spada hanno dovuto salutare a malincuore il rifugio Boz dopo 39 anni di gestione. Siamo a Cesiomaggiore, nella conca che si trova ai piedi del Sass de Mur, a quota 1718 metri. È il punto di partenza o di arrivo per la traversata delle Vette Feltrine. «Una scelta sofferta, quella di abbandonare il rifugio, perché siamo partiti che eravamo “bocie”», racconta Daniele. «Avevo 19 anni - ricorda -. Finita la scuola io e un mio amico abbiamo preso in gestione il rifugio e abbiamo vissuto lì la nostra gioventù, venivano a trovarci ragazze e amici, e proprio al Boz ho conosciuto la mia futura moglie Ginetta». Non decidono subito di rimanerci. Lei diventa insegnante, lui dipendente di un ente di patronato. Il richiamo del rifugio, però, è troppo forte e nel 1982 riescono ad aggiudicarsi la gestione del Boz. Nei mesi scorsi il saluto e il Cai ha messo la struttura a disposizione raccogliendo 20 candidature. «I tempi sono cambiati – sottolinea Daniele –. Noi siamo partiti che non avevamo né acqua né corrente e la strada era un disastro. Ma adesso, forse è ancora più impegnativo». In che senso? «Sono cambiati i frequentatori della montagna». Prima il rifugio era un punto di appoggio. Ora è la meta. Si sale, si mangia, si scende. «Indipendentemente dal Boz – conclude Daniele – spero che chi sceglierà di fare il gestore di un rifugio lo farà perché guidato dalla passione. Non deve andare su per il “casset” (per i soldi, ndr)». C’è un aneddoto che deve tener presente chi decide di fare questo lavoro. Riguarda “El Mander” che stava a Malga Neva, vicino al Boz: «Una sera, era domenica, venne da me a bere qualcosa. Mi disse: “Tutti mi rinfacciano che sto bene, che non devo lamentarmi, ma poi tornano tutti a casa loro, mentre io rimango qui a lavorare”».
 

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