Omelia in tribunale: show in aula del prete esorcista accusato di stalking

Martedì 1 Giugno 2021 di Davide Piol
Omelia in tribunale: show in aula del prete esorcista accusato di stalking

CESIOMAGGIORE  «Mi sono scritto degli appunti. Sono molto provato e stanco». È la premessa alle dichiarazioni spontanee rilasciate ieri mattina dal prete esorcista Giovanni Brancaleoni, 78 anni residente a Este (Padova), alla sbarra per stalking e calunnia nei confronti di un 39enne affetto da gravi disturbi psichici (avvocato Giulia Munerin) e della dottoressa Pamela Bulfari (avvocato Stefano Bettiol), all’epoca responsabile della struttura di Pullir a Cesiomaggiore.

Nonostante la raccomandazione del giudice Feletto, ossia «si attenga ai fatti descritti al capo d’imputazione», l’imputato ha parlato per oltre 40 minuti partendo addirittura dalla sua infanzia.

Quasi un’omelia che, a un certo punto, ha cominciato a intersecarsi con l’imputazione. «Tra un mese farò 54 anni di sacerdozio – ha spiegato Brancaleoni – Sono stato come un padre per lui (si riferisce alla parte offesa). L’ho visto rinchiuso in gabbia come una bestia feroce. Sua mamma correva verso di lui e lui verso di lei ma non riuscivano a toccarsi. Piangevo di rabbia e di dolore». Il racconto del prete esorcista è stato carico di pathos. In alcuni momenti si è commosso ed è scoppiato in singhiozzi, senza mai però interrompere il discorso. «Davanti a quella scena ho deciso che dovevo mettermi in gioco di nuovo – ha continuato l’imputato – Non più negli ospedali, nelle carceri o tra gli zingari, dovevo dedicarmi completamente a una madre trafitta dal dolore e a un figlio malato e torturato. Per me è un crimine contro natura separare la madre dal figlio». Sono partite così le incursioni del prete all’interno della struttura di Pullir. Il 39enne gli chiedeva foto della madre, «prima ancora del cibo», e lui ha continuato ad andare a trovarlo con l’obiettivo di salvarlo. Non è stato aggiunto altro.

A quella struttura, tuttavia, Brancaleoni non poteva e non può avvicinarsi. Un’altra inchiesta a suo carico è stata chiusa proprio in questi giorni, sempre per stalking, con l’emanazione di una misura restrittiva che gli impedisce di raggiungere Pullir. Il motivo l’aveva spiegato il dottor Francesco Frasson (psicologo della struttura) nell’udienza precedente. Quando vedeva il prete, il 39enne aveva delle crisi improvvise, anche violente, e regrediva. Cioè perdeva tutti i progressi che aveva raggiunto con fatica fino a quel momento. Per la pubblica accusa, l’imputato gli portava delle foto della madonna con i capelli azzurri o del paziente stesso con le labbra dipinte di rosso e improvvisava riti satanici fuori dalla struttura. Conclusioni e sentenza nell’udienza del 21 giugno. 

Ultimo aggiornamento: 13:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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