CESIOMAGGIORE «Mi sono scritto degli appunti. Sono molto provato e stanco». È la premessa alle dichiarazioni spontanee rilasciate ieri mattina dal prete esorcista Giovanni Brancaleoni, 78 anni residente a Este (Padova), alla sbarra per stalking e calunnia nei confronti di un 39enne affetto da gravi disturbi psichici (avvocato Giulia Munerin) e della dottoressa Pamela Bulfari (avvocato Stefano Bettiol), all’epoca responsabile della struttura di Pullir a Cesiomaggiore.
Nonostante la raccomandazione del giudice Feletto, ossia «si attenga ai fatti descritti al capo d’imputazione», l’imputato ha parlato per oltre 40 minuti partendo addirittura dalla sua infanzia.
A quella struttura, tuttavia, Brancaleoni non poteva e non può avvicinarsi. Un’altra inchiesta a suo carico è stata chiusa proprio in questi giorni, sempre per stalking, con l’emanazione di una misura restrittiva che gli impedisce di raggiungere Pullir. Il motivo l’aveva spiegato il dottor Francesco Frasson (psicologo della struttura) nell’udienza precedente. Quando vedeva il prete, il 39enne aveva delle crisi improvvise, anche violente, e regrediva. Cioè perdeva tutti i progressi che aveva raggiunto con fatica fino a quel momento. Per la pubblica accusa, l’imputato gli portava delle foto della madonna con i capelli azzurri o del paziente stesso con le labbra dipinte di rosso e improvvisava riti satanici fuori dalla struttura. Conclusioni e sentenza nell’udienza del 21 giugno.