«La salvarono, poi la uccisero senza neanche un veterinario: ecco la verità sulla cerva di Auronzo»

Mercoledì 9 Febbraio 2022 di Federica Fant
La cerva salvata dalla protezione civile di Auronzo si reggeva in piedi, poi è stata uccisa
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AURONZO - «Dopo un anno emerge la verità sulla cerva soccorsa dalla Protezione civile ad Auronzo di Cadore: è stata uccisa senza avvisare un veterinario.

Basta parole: indispensabile un Cras in provincia di Belluno». La denuncia arriva dal consigliere regionale, Andrea Zanoni (Pd), che va subito il punto: la necessità di tornare ad avere un Centro di recupero per animali selvatici. 



La cerva di Auronzo


Era domenica 23 gennaio 2021 quando la cerva femmina venne recuperata nella neve di Auronzo dalla locale protezione civile, ma poi misteriosamente morì. «Abbiamo dovuto attendere oltre un anno per avere la risposta all’interrogazione sull’uccisione di una cerva soccorsa dalla Protezione civile ad Auronzo. E purtroppo avevamo ragione – spiega il consigliere del Partito democratico -, nonostante il post di giubilo dell’assessore Gianpaolo Bottacin che si congratulava per il salvataggio. Invece, come avevano segnalato alcuni testimoni indignati, non c’era stato alcun lieto fine. Al di là del ritardo inaccettabile della replica della Giunta, la vera indecenza è che una provincia come Belluno, ricca di biodiversità e fauna selvatica, non abbia un Centro recupero animali selvatici per poter intervenire in casi come questo». Non poteva esprimere più chiaramente il suo pensiero Andrea Zanoni, che commenta così la risposta ricevuta ieri all’interrogazione presentata il primo febbraio 2021 e sottoscritta dalla collega dem Anna Maria Bigon, da Cristina Guarda di Europa Verde e dal portavoce dell’opposizione Arturo Lorenzoni. 

«Quando mi segnalarono l’episodio, ricordo che i testimoni confermarono come la cerva, recuperata dopo essere finita in un torrente e stremata per fame e freddo, si reggesse sulle zampe da sola, a differenza di quanto riportato nella risposta odierna dell’assessore Corazzari - prosegue il consigliere regionale -. Ho anche le foto della cerva in piedi con le coperte fornite da alcune persone che l’avevano inizialmente accudita. Trovo comunque incredibile che sia stato abbattuto un animale senza prima chiamare un veterinario che valutasse il suo stato di salute e accertasse l’impossibilità di fare diversamente». L’ungulato quel giorno, stremato per la fame e il freddo, dopo essere stato tirato su dal torrente dalla Protezione civile di Auronzo, non era ferito e si reggeva in piedi. Alcune persone se ne sono prese cura. Tra queste una donna che, dopo averle appoggiato una coperta ed esserle stata vicina a lungo, è andata a casa a cambiarsi, ma quando è tornata la cerva non c’era più: solo una scia di sangue. Se ne parlò quasi come di un giallo. La consigliera comunale di Stefano di Cadore, Francesca Dellamore, inviò allora anche una nota con una serie di interrogativi, che solo ora hanno avuto risposta. «È legittimo - si chiedeva allora- che lo stato di salute di un selvatico venga valutato senza la presenza di un veterinario e che l’eventuale soppressione sia effettuata non da un veterinario? In caso affermativo, il personale incaricato deve sostenere dei corsi specifici? In caso negativo, nella circostanza in questione, era presente anche un veterinario?». Ma il punto su cui torna il consigliere regionale Zanoni è ancora il Cras. «La Regione - ribadisce - deve passare ai fatti e smetterla con le promesse: i soldi per le associazioni venatorie si trovano sempre, ai Cras invece vengono dati col contagocce nonostante episodi del genere, con animali selvatici feriti e non soccorsi né tempestivamente né adeguatamente, si contino a decine».

Caso cerva morta: «Nessun veterinario per i selvatici»

Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 09:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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