Dottoressa morta sotto la frana a Cortina, Veneto Strade: «Colpa di nessuno, imprevedibile come Vaia»

Martedì 24 Gennaio 2023
Il recupero dell'auto di Carla Catturani, morta il 5 agosto 2017 a Cortina

CORTINA D’AMPEZZO - Dopo l’assoluzione dell’unico imputato per la morte della dottoressa Carla Catturani, travolta dalla frana sulla strada regionale 48 delle Dolomiti a Cortina la notte del 5 agosto 2017, parla Veneto Strade. È lo stesso direttore generale Silvano Vernizzi ad intervenire sul caso. «Come responsabile di Veneto Strade- premette - non sono mai intervenuto pubblicamente sulla tragedia avvenuta nell’agosto del 2017 sul Rio Gere per due ordini di motivi: il primo per una forma di doveroso rispetto nei confronti della vittima dell’evento e dei suoi familiari; il secondo perché c’era un’indagine in corso prima e un processo poi.

Adesso, dopo la sentenza del Tribunale di Belluno di assoluzione nei confronti dell’ingegnere Sandro d’Agostini per non aver commesso il fatto, che onestamente devo ammettere mi ha riempito di soddisfazione perché anche la giustizia ha riconosciuto la correttezza dell’operato dell’ingegnere, ritengo sia doveroso da parte mia fare alcune considerazioni».

LA LEZIONE DI VAIA
«Dal mio punto di vista - prosegue il direttore generale di Veneto Strade -, con tutti i limiti che lo stesso può avere, non è necessario che ogni volta, dopo un evento atmosferico calamitoso che causa delle vittime, debba essere trovato un colpevole, ossia un capro espiatorio che debba rispondere penalmente per le vittime stesse. In questa logica, per esempio, Veneto Strade dovrebbe rispondere degli enormi danni causati da Vaia nel 2019? Non credo proprio. Vaia è stato un evento estremo non prevedibile». «La stessa cosa - sottolinea Vernizzi -, a mio parere, vale per le piogge violentissime concentrate in breve tempo in uno spazio ridotto costituito dal monte Cristallo che hanno causato le frane con la conseguente piena del Rio Gere; piena che ha travolto l’auto della dottoressa Catturani che in quel momento purtroppo era in zona».

«COLPA DELLA FRANA»
«La colpa della morte della dottoressa è delle frane? Certamente sì - dice Veneto Strade -, delle frane e dell’evento meteorologico straordinario e non prevedibile che le ha causate. Le accuse di omissione nei confronti dell’ingegnere D’Agostini formulate nell’articolo dall’avvocato di parte civile lasciano sinceramente il tempo che trovano. È vero che si erano verificati precedenti fenomeni di piena del Rio Gere, seppur meno importanti di quello dell’agosto 2017, ma da questo ad accusare di atti omissivi il Dirigente della Direzione di Belluno di Veneto Strade, ce ne vuole!». 

I FONDI?
«Cosa poteva fare il dirigente di Belluno? Sostituire il ponte o meglio il tombotto sul Rio Gere? Con che fondi? Faccio presente che adesso stiamo sistemando in via definitiva il problema del Rio Gere deviando a monte la sr 48 e realizzando un nuovo ponte di oltre 55 metri di luce sempre sul Rio Gere che sarà aperto al traffico nella prossima primavera. Dopo di che verrà demolito il tombotto che costituisce l’attuale ponte dove si è verificata la tragedia. Questo intervento nasce anche da quanto accaduto nel 2017 con un costo complessivo di circa 3,5 milioni di euro reperiti dai finanziamenti Vaia. Ma nel 2017 Vaia non era ancora successo e quindi i relativi finanziamenti non c’erano. In quell’anno tra le priorità di intervento nel Bellunese per evitare situazione di pericolo stradale non c’era sicuramente il rifacimento del ponte sul Rio Gere. Lo so che parlare di finanziamenti quando c’è una vittima è di pessimo gusto ma non ci sono alternative perché questo è il sistema che regola le opere pubbliche in tutto il mondo». E l’analisi di Vernizzi prosegue così: «Altre soluzioni tipo i semafori sull’attuale ponte del Rio Gere collegati a sensori che li facciano intervenire in caso di piena lasciano anch’essi il tempo che trovano. Nessuno è in grado di garantire il funzionamento di tali apparati, lo dico per esperienza in quanto nel Bellunese ne abbiamo diversi ma tutti in presenza di frane o di massi pericolanti dove i sensori dovrebbero, specifico il condizionale, funzionare: la frana o il distacco di un masso pericolante hanno dei tempi molto più lunghi di una piena improvvisa».

LA NATURA DOMINA
Vernizzi conclude: «Se un evento atmosferico con i relativi effetti che può provocare è prevedibile con i normali mezzi previsionali e statistici oggi disponibili e provoca vittime allora è giusto ricercare il responsabile. Se, invece, l’evento non è prevedibile bisogna accettare il fatto che la natura e il caso dominano ancora la vita dell’uomo. È triste dirlo ma anche il detto popolare “intervengono adesso perché c’è stato il morto” ha una sua validità ma nessuno finora ha scoperto sistemi migliori di previsione e successiva azione».

Ultimo aggiornamento: 07:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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